Marco Tardelli era stimato da tutti i tifosi, anche da quelli avversari, per via della sua sportività e del rispetto per gli altri, scrive Vincenzo D'Angelo su "La Gazzetta dello Sport". Oggi, invece, non si rivede in un calcio che sembra aver perso qualsiasi valore. Ecco uno stralcio della sua intervista:
rassegna stampa
Tardelli: “Troppi messaggi sbagliati. Pure dalla politica”
Il campione del mondo del 1982: "Anche Strootman non è giustificabile. L’antisportività è un’altra piaga da debellare"
Servirebbe qualcosa di positivo allora vista l’ultima settimana. Partiamo da Roma e dalla «goliardata» dei tifosi della Lazio?
«Non sanno cosa significa goliardia, probabilmente. Credo che in Italia siamo un po’ allo sbando. In tutti i luoghi si parla solo a voce alta, ci si offende, si cerca di raggiungere gli scopi accusando e non facendo. E purtroppo questa cosa parte già dall’alto, dalla politica. La politica fa da esempio e sembra che tutto sia lecito. E non c’è una regola che può bloccare questa deriva. O meglio, ci sarebbe ma non sembra esserci la voglia di bloccarla. Chi attacca manichini impiccati andrebbe condannato. Punto».
Condanna anche i giocatori?
«Certo. E condanno Strootman per l’antisportività nel derby. Non c’entra né con la violenza né col razzismo. Però l’antisportività è una piaga, nel calcio e nello sport in generale».
Vuole lanciare un messaggio?
«Vorrei rivedere nel calcio la sportività, il rispetto, l’etica morale. A partire dai giocatori, ma anche dai tifosi, dai dirigenti, dalla tv, da tutti gli addetti ai lavori. Ci vuole maggior rispetto per tutto quello che accade».
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