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rassegna stampa

Tamponi shock, dalla perizia una clamorosa discordanza: 18 in più i positivi della Lazio

Getty Images

Un lungo elenco di differenze negli esami del gruppo squadra. Leiva e Immobile sarebbero negativi. La difesa: i problemi sono determinati dalla conservazione dei test

Redazione

Confrontando gli esiti dei 95 tamponi effettuati (sono così tanti perché oltre al gruppo squadra erano stati sottoposti al controllo anche i familiari), le positività sarebbero passate da 7 (secondo Futura Diagnostica) a 25 (secondo l’Ospedale Moscati). Una disparità che fa parte della perizia consegnata dalla virologa Maria Landi alla procura della repubblica di Avellino, scrive Valerio Piccioni su "La Gazzetta dello Sport".

La prima notizia - quella di Strakosha positivo e di Immobile e Leiva negativi - aggiunge un altro capitolo a questa collezione di esiti altalenanti. Dal doppio esame contraddittorio del 6 novembre, con il Campus Biomedico di Roma che aveva dichiarato la positività di Leiva, Immobile e Strakosha portando la Asl a isolare i giocatori e a vietare la loro presenza in campo contro la Juve - c’erano state altre situazioni del genere, tanto che Immobile è stato costretto a sottoporsi a un numero record di tamponi, per negativizzarsi. La seconda informazione del giorno apre scenari ancora tutti da interpretare. In pratica, dei 95 esami riprocessati, 18 avrebbero dato un esito diverso, anzi contrario. È chiaro che a prenderla così, senza se e senza ma, si tratterebbe di un risultato preoccupante: o nelle loro case, o nel centro di allenamento, dei positivi sarebbero andati in giro senza sapere di esserlo, e quindi senza il rispetto di tutte le norme di legge sull’isolamento con i rischi del caso. Ma dovranno essere verificate tutte le spiegazioni possibili. Sulle identità dei 18 negativi secondo la Futura Diagnostica e positivi a stare agli esami dell’ospedale Moscati, c’è grande riserbo.

Ci sarebbero comunque altri dati investigativi nell’istruttoria avviata dal procuratore reggente Vincenzo D’Onofrio che indaga sull’ipotesi di reato di falso, truffa in pubbliche forniture ed epidemia colposa.

La linea difensiva si sofferma su altre circostanze. In particolare, le modalità di trasporto dal laboratorio all’ospedale dopo il sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza nella giornata di sabato 7 novembre. Poi la conservazione dei tamponi oltre le 48 ore (fra la prima analisi e la seconda sono passati quattro giorni), la soglia oltre il quale è necessario custodire tutto a meno 80 gradi, secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità pubblicate lo scorso 29 maggio.