La rivoluzione, a volte, non necessita di ghigliottine in piazza. Si può essere efficaci anche in maniera chirurgica, cambiando il volto delle cose senza il rullare dei tamburi, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. È quanto ha saputo fare la Roma nelle ultime due stagioni, coniugando risparmi, modernizzazione e vittorie, in attesa di scoprire cosa riserverà la finale di Europa League. Se pensiamo che tra i titolari in campo il 29 aprile 2021 nella semifinale di andata contro il Manchester United, saranno solo cinque i reduci (Smalling, Ibanez, Spinazzola, Cristante e Pellegrini), si capisce come questi mesi abbiano cambiato il volto della squadra. Tutto ciò grazie al fatto che la proprietà guidata dai Friedkin ha trovato nel general manager Tiago Pinto il braccio armato che ha portato a Trigoria parametri zero di talento (Dybala e Matic su tutti) e prestiti mirati (Wijnaldum). Ma c’è anche molto altro. Ad esempio il lancio di alcuni giovani di sicuro talento che, grazie alle intuizioni e alla capacità motivazionale di José Mourinho, ha messo in vetrina i vari Zalewski, Bove, Volpato, Tahirovic e Missori, che troveranno maggiore spazio nel finale di campionato. Non nascondiamolo: la scelta dello Special One come allenatore è stata perfetta per catalizzare una serie di elementi utili a costruire questa sorta di modello Roma. Il portoghese ha portato esperienza e doti motivazionali che hanno fatto lievitare prima le aspettative dell’ambiente e poi i risultati, creando un gruppo compatto di guerrieri che in Europa ha espresso il proprio volto migliore. E a proposito di investimenti, oltre al rinnovamento delle strutture del centro sportivo, nell’era Friedkin è stato avviato anche il percorso che porterà alla costruzione del nuovo stadio a Pietralata. Sarà la pietra angolare del futuro e forse il modo migliore per festeggiare, nel 2027, i cento anni della Roma.
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Il general manager Tiago Pinto. il braccio armato della proprietà, ha portato a Trigoria parametri zero di talento
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