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rassegna stampa

Superlega, Sacchi: “Il calcio piace perché è di tutti. Così sarà un circo”

L'ex ct della Nazionale; "Spero che non parta e che si apra una grande discussione sul nostro sport"

Redazione

Era un altro calcio, certo. E un altro mondo. Però il titolo di campione d’Europa aveva un significato letterale, geografico. Arrigo Sacchi ci pensa per un attimo prima di commentare, a La Gazzetta dello Sport, la nascita della Superlega. Il suo Milan vinse due volte consecutivamente la Coppa dei Campioni battendo avversari bulgari (Vitosha Sofia), jugoslavi (Stella Rossa), tedeschi (Werder Brema e Bayern Monaco), spagnoli (Real Madrid, due volte), finlandesi (HJK Helsinki), belgi (Malines), romeni (Steaua Bucarest) e portoghesi (Benfica). Campione d’Europa, appunto. Non di una ristretta parte di essa, per quanto nobile. "La visione elitaria è un concetto diametralmente opposto a quello dello sport, che è inclusivo e non esclusivo. È evidente quindi che la Superlega vada contro lo sport e contro il calcio. Può diventare un circo".

Sacchi, qual è stato il suo primo pensiero alla notizia della nascita della Superlega?

"La Superlega non mi piace perché il calcio è così bello per la sua universalità. Dobbiamo avere la lucidità di analizzare in profondità la situazione per capire come siamo arrivati a questo. Il calcio è popolare perché tutti lo possono praticare, anche con spese minime rispetto ad altri sport. Il calcio fa parte della razza umana: possono giocare alti e bassi; ragazzi dal fisico imponente e mingherlini. Difficile trovare un altro sport così universale. Però il calcio ha tre grandi avversari: il divismo, il business e i bilanci in rosso. Sono tre elementi che trasformano tutto. Le istituzioni sono state poco severe verso i bilanci in rosso. Chi governa il calcio deve accorgersi che, pur di aumentare i profitti a discapito dello spettacolo, è cresciuto esponenzialmente il numero delle partite ed è diminuito drasticamente il tempo dedicato agli allenamenti".

È preoccupato per il futuro del calcio?

"No, perché mi auguro che il progetto della Superlega venga accantonato. E perché spero che si apra una discussione generale sulla situazione del calcio. Bisogna sfruttare l’occasione per ripartire da altre basi. Tutti hanno chiuso gli occhi davanti alle distorsioni del sistema attualmente in vigore".