È una storia ingarbugliata, in cui spesso il male minore fa rima con la convenienza. Chi ha avuto modo di parlare con Dan e Ryan Friedkin, nuovi proprietari della Roma, ha capito che il progetto per il nuovo stadio ereditato da James Pallotta non li entusiasma più di tanto, scrivono Massimo Cecchini e Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport.
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Stadio: pressioni sui Friedkin, ma Tor di Valle resta la preferita
Proposte aree diverse ai proprietari, che però non vogliono perdere più tempo. E Vitek firma la prossima settimana
In ogni caso, al momento dell’acquisto, una tranche di oltre 16 milioni è stata destinata per "i finanziamento-soci in favore dello stadio", e buttar soldi non piace a nessuno. Quello che forse non si aspettavano, però, è il corteggiamento assiduo che stanno ricevendo per convincerli a spostare l’impianto in una nuova area.
Almeno tre zone sono state proposte ai magnati texani: quella entro il perimetro del Comune di Fiumicino (considerata il Piano B anche dalla gestione Pallotta), quella di Tor Vergata, che servirebbe anche un’area in cui si trova un ospedale e una università; e addirittura i terreni dello stadio Flaminio, anche se è noto come l’impianto sia sottoposto a vincolo architettonico.
Poiché i Friedkin sanno che il traguardo è vicino, sono disponibili ad attendere eventualmente anche una nuova amministrazione perché sette mesi di ritardo non sarebbero nulla in confronto al riportare le lancette indietro di sette anni, cosa che avverrebbe se partisse un nuovo progetto.
Tra l’altro, la prossima settimana Radovan Vitek dovrebbe finalmente concludere l’acquisto delle tre società di Parnasi che corteggia da tempo. Fra queste, c’è anche Eurnova, che detiene appunto i terreni di Tor di Valle, dove l’amministrazione vuole far sorgere il nuovo stadio. I contatti diretti e indiretti fra i Friedkin e il magnate ceco sono ormai innumerevoli. Morale: pur storcendo un po’ il naso, la Roma va avanti con Tor di Valle. Ma occhio ai colpi di scena.
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