rassegna stampa

Srna-Kolarov, la sfida dei ricordi

LaPresse

Il croato del Cagliari oggi contro il serbo della Roma tra guerra, famiglia e nazionali

Redazione

In mezzo ci sono poco più di tre anni di differenza, anche se in realtà a separarli c’è un mondo intero. Quello che passa tra serbi e croati, ancora oggi alle prese con le scorie di una guerra che ha lasciato i segni nel passato e nel futuro. E se i rapporti attuali tra Serbia e Croazia sono ancora freddini, come scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport", quelli tra Srna e Kolarov vanno oltre. Oggi alla Sardegna Arena si troveranno faccia a faccia, duellando sulla stessa fascia. Ma sarà solo un duello agonistico e niente di più. Ed alla fine magari si stringeranno anche la mano. Perché loro due, Darijo e Aleksandar, sono due degli eredi di quella che era la zlatna generacija, la generazione d’oro, fatta dai vari Suker, Mihajlovic, Prosinecki, Boban e Mijatovic.

Poi qualche anno dopo sarebbe iniziata proprio la guerra che ha dilaniato per anni i Balcani in lungo e largo. E quella guerra lì Kolarov e Srna l’hanno vissuta sulla propria pelle, se non altro perché erano bambini e certe cose da bambino restano nella mente per sempre. "C’è un rumore che continua a risuonare nelle mie orecchie. Se chiudo gli occhi riesco ancora sentirlo nitidamente. È qualcosa di terrificante – ha detto tempo fa Kolarov ricordando la sua adolescenza a Belgrado – Io e i miei amici sentivamo le esplosioni, abbandonavamo le bici e iniziavamo a correre verso casa con il cuore che sembrava esplodere come le bombe che cadevano attorno a noi".

Oggi Kolarov e Srna metteranno da parte tutti i brutti ricordi e penseranno solo a giocare per vincere, per quanto uno possa dimenticare tante e tali atrocità. Di certo c’è che il loro amore per la propria patria è più forte di tutto il resto ed è un’amore che nasce proprio dalle sofferenze vissute da piccolini. Srna il sogno ce l’ha in cielo e si chiama proprio Uzir. Il papà morì durante Euro 2016, prima di Croazia-Repubblica Ceca. Lui volò a salutarlo per l’ultima volta e poi tornò a giocare. Per la Croazia. Da allora suo papà è ancora di più nel suo cuore.