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Spinazzola, ultimi test in Finlandia per riprendersi la Roma

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A 9 mesi dalla rottura del tendine d’Achille, Leo oggi fa le visite finali. Se c’è il via libera, pronto allo sprint

Redazione

Parlare di verdetto, in fondo, sa molto di “legal thriller”, perciò di vittime e salvatori, colpevoli e innocenti. Invece Leonardo Spinazzola è partito per il suo viaggio verso la Finlandia senza trionfalismi né malinconie, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Semplicemente con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per tornare al meglio, dopo il grave infortunio al tendine d’achille che, nel giugno scorso, ha appannato la gioia della vittoria dell’Europeo. Da quel momento, per quello che è il miglior terzino sinistro italiano, è cominciata la lunga rincorsa verso il futuro, innescata dalla decisione di farsi operare a Turku dal professor Lasse Lempainen, “mago” dei tendini. Spinazzola, operato il 5 luglio, aveva commosso il calcio, partecipando in stampelle, sul prato di Wembley, alla festa azzurra.  Negli esami che Spinazzola sosterrà oggi e domani in Finlandia – dove è volato accompagnato dal dottor Costa, medico sociale del club – tutti sperano che arrivi il via libera definitivo che consenta al terzino di tornare alla convocazione e poi, gradatamente, a essere impiegato nelle partite stagionali che restano. È ovvio che nessuno chiederà a Leonardo di ripetere subito le stesse prestazioni con cui ha lasciato il palcoscenico del calcio a giugno durante l’Europeo, però tutti sperano che la fascia sinistra ritrovi al più presto il suo padrone, in quello che potrebbe essere un lungo sprint batticuore sia in campionato che in Conference League. Non è un mistero che su quella corsia Vina non abbia convinto, Maitland-Niles sia affondato e il baby Zalewski cerchi di adattarsi con spirito di sacrificio, ma Spinazzola è un’altra cosa. Per informazioni, basterebbe chiedere al commissario tecnico Roberto Mancini, a cui tanto è mancato in questi mesi che hanno fatto naufragare il sogno mondiale dell’Italia. Ma la risposta sarebbe ovvia. E piena di malinconia.