rassegna stampa

Speranze, frizioni e nostalgia del campo: le due stagioni difficili dell’ex capitano

LaPresse

Lui avrebbe desiderato incidere nelle scelte di mercato fin da subito, confidando nell’occhio esperto

Redazione

Francesco Totti, non è mai stato abbandonato dal desiderio di annusare l’odore dell’erba o di colpire il pallone come non riesce quasi a nessuno. A Roma lo fa esattamente da 30 anni. Da quando cioè, nell’estate del 1989, varcò il cancello di Trigoria per indossare sulla pelle quel giallorosso che aveva nel cuore. I primi 28 anni sono stati praticamente perfetti. Gli ultimi due sono andati proprio come Totti non avrebbe voluto. L’ex capitano non desiderava essere una bandiera, ovvero l’uomo dei sorteggi in Uefa o quello da mandare in tv a far la voce grossa quando si materializzavano ingiustizie arbitrali nei confronti della Roma. Lui avrebbe desiderato incidere nelle scelte di mercato fin da subito, confidando nell’occhio esperto che gli consente di distinguere il grano dall’oglio. Non è andata così, anche per via di un percorso esperienziale che andava fatto. L’impressione, scrive La Gazzetta dello Sport, però è stata che, grazie al feeling antico che aveva con Eusebio Di Francesco e quello recente col d.s. Monchi – le cose evolvessero nel senso desiderato. In questi due anni c’era stato persino un incontro a Londra con Franco Baldini  che aveva fatto pensare ad un miglioramento sostanziale dei loro rapporto, finché nel settembre scorso l’uscita dell’autobiografia "Un capitano" aveva reso pubblica l’idiosincrasia che ancora Francesco aveva col d.s. del 3° scudetto, tanto da spingere quest’ultimo a improbabili dimissioni da un ruolo tanto consistente quanto immateriale. L’esonero di Di Francesco, l’addio di Monchi e la separazione con Ranieri  ha innescato il malessere che raccontiamo a fianco, certificato poi da quell’addio a De Rossi che Francesco non aveva avallato.