rassegna stampa

Spalletti urla sulla Roma. La retromarcia è totale

C’è la storia di una squadra che puntualmente sbaglia quando deve decollare e decolla solo quando sa di poter sbagliare. Dopo la partita il tecnico era profondamente colpito in maniera negativa dalla prestazione della Roma

Redazione

È bastato un amen, Porto e Cagliari, per trasformare l’ottimismo di Luciano Spalletti in rabbia, steso sul campo per un’occasione sciupata come fosse l’eliminazione da una semifinale di Champions. Un po’ troppo tutto. Troppo prima, a poche ore dal ritorno del playoff. E troppo ora, in un campionato ancora tutto da giocare, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport".

C’è la storia di una squadra che puntualmente sbaglia quando deve decollare e decolla solo quando sa di poter sbagliare. L’ha rifatto ora perché forse s’è sentita già bella e brava, dopo un girone di ritorno a ritmi da vertice e una ripartenza al ritornello del «siamo forti, per lo scudetto ci siamo anche noi». Ma alla storia è giusto preferire la cronaca. Se lo sono detti ieri a Trigoria lo stesso Spalletti, Walter Sabatini, Mauro Baldissoni e Ricky Massara: minuti dentro una stanza a capire cosa manchi alla Roma. Cosa manca sul mercato, certo. Ma cosa manca nella testa, soprattutto.

Dopo la partita Spalletti era un allenatore profondamente colpito in maniera negativa dalla prestazione della Roma. Ci ha pensato un attimo e ha deciso di andare giù duro con la squadra. Così non lo aveva mai fatto: parole non banali, accuse dirette ai giocatori, un modo per non concedere alibi e per mettere tutti davanti alla responsabilità di un momento no. Giurano che non gli sia partito qualche colpo e che in privato, dentro lo spogliatoio, sia stato ancora più pesante.