I tifosi dell'Inter si sono aggrappati a Luciano Spalletti, riconosciuto all’unanimità come valore aggiunto, scrive Mirko Graziano su "La Gazzetta dello Sport". Ieri il tecnico si è messo in testa alla truppa, mento alto e petto in fuori, proprio alla vigilia della «sua» partita, contro la Roma. «L’Inter è forte – ha detto il tecnico toscano – e io sono felice di lavorare con questi giocatori. Durante la preparazione mi hanno fatto vedere di che pasta sono fatti, tecnicamente e sotto l’aspetto della qualità umana: gente vera, affidabile. Ho a disposizione stelle di primo livello, altre vanno solo un po’ rispolverate. Perisic e Icardi sono già due da Gran Premio, sono partiti forte. Ivan, in particolare, ha prodotto impressionanti vampate da cento metri per dare una mano dietro: sacrifici che la squadra saprà restituirgli. E questo è un esempio per tutti: dobbiamo migliorare nell’essere squadra, blocco, nell’essere nelle condizioni di dividersi vantaggi e svantaggi durante la partita».
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Il tecnico fa da scudo a proprietà, dirigenti e squadra: "Il fair play? Noi rispettiamo le regole... Ho avuto ciò che chiedevo, le stelle non mancano"
Capitolo mercato: «I giocatori che avevo chiesto sono arrivati. Dalbert era già nel mirino della società, Vecino e Borja Valero li conosco bene e li ho voluti io. Kondogbia? Faceva richieste che all’inizio pensavamo di far rientrare: i direttori (Sabatini e Ausilio, ndr) sono stati bravi a portare a casa Cancelo attraverso uno scambio col Valencia; il portoghese e Dalbert sono grandi giocatori, professionisti da Inter. Non dipende dai direttori se inizialmente si pensava di arrivare a una certa quota e poi non è stato più possibile a causa di paletti, regole, buon senso e logica che nel calcio vanno usati. Essere dentro le regole è fondamentale, qualcuno deve iniziare a farlo, e il mio club lo ha sempre fatto. All’inizio abbiamo mirato a situazioni diverse che non si sono portate a casa, potevamo essere più ordinati forse, ma nel calcio capita di dover modificare il percorso, e io sono orgoglioso di averlo fatto con il club in base alle situazioni che ci chiamavano in causa».
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