Trentasette minuti. Giusto per assaggiare quello che sarà il motivetto per i prossimi due mesi. Sorpasso sì, sorpasso no? Ieri sera, sorpasso nì: chissà se l’esultanza rabbiosa di Daniele De Rossi fosse un messaggio a chi, dopo Roma-Fiorentina, tre giorni dopo aveva previsto pure una nuova squadra al secondo posto. I laziali dovranno aspettare almeno altri 12 giorni: c’è la sosta di mezzo, poi arriverà Higuain all’Olimpico e Pioli andrà a fare visita a Zeman. Intanto, sia Roma che Lazio conquistano i tre punti e regalano, a se stesse e ai loro tifosi, «un po’ di serenità».
rassegna stampa
Sorpasso sì sorpasso no. Roma e Lazio da Champions
Giallorossi e biancocelesti staccano le altre squadre e si contenderanno il secondo posto da qui alla fine del campionato
CAPOCCIATA La prima a passare in vantaggio è la Lazio e subito i romanisti avvertono: «Non guardate la classifica». I biancocelesti, invece, lo fanno eccome e magari si ricordano di quando, un girone fa, contro il Cagliari, Felipe Anderson rimase malinconicamente in panchina per 90’: un girone dopo, la Lazio è di Pipe. Lo sarà fino al 2020 (se non arriveranno gli stramilioni a far vacillare Lotito), lo è stato ovviamente ieri sera. Con un colpo non del suo repertorio: il colpo di testa. Tanti tifosi sembrano non credere ai loro occhi: «Vabbé, mi arrendo, ora inizia a segnare anche di testa». Eh già: nono gol in campionato, anche se all’Olimpico non segnava da due mesi e mezzo. Ultima rete, l’11 gennaio, proprio contro la Roma. La Lazio iniziava a brillare sul serio, ma forse solo Pioli pensava potesse ritrovarsi in piena zona Champions a dieci km dal traguardo. «Quanto sei bella, Lazio mia». L’ode è di Cittadino del Mondo , seguito da un paragone con il possibile uomo del prossimo mercato. «Se Dybala vale 40 milioni, Felipe Anderson ne vale 80». «Un marziano a Roma» e «Date ‘na sistemata alla traversa, che ancora trema», dopo il destro di Felipe e prima di quello di Keita.
SORPRESE L’altro Keita, quello romanista, è invece a casa, come Pjanic, e allora Garcia lascia fuori Paredes, arretra Florenzi in difesa e schiera, a sorpresa, Uçan, 3’ in tutta la stagione. Altra sorpresa: in attacco c’è Doumbia e i romanisti, appena si diffondono le indiscrezioni sulle formazioni, restano spiazzati. «Mah», è l’eloquente commento di Katia, mentre Alessio, sul profilo del turco, lo incoraggia a modo suo: «Daje Ninetto», dove Ninetto sta per Ninetto Davoli. Quando la Lazio passa in vantaggio e i peggiori incubi si materializzano nella mente dei tifosi della Roma, ci pensa De Rossi a spazzarli via. E partono i corsi e i ricorsi storici. Per tutti, vale il messaggio di Valentina su Facebook: «La Roma di Garcia nasce con il gol di De Rossi a Livorno, la Roma di Garcia rinascerà con quello di De Rossi a Cesena».
CLASICO E CLASSICI Se però la partita della Lazio non regala patemi e viene chiusa dal bolide di Candreva («cucite la rete dell’Olimpico»), al «Manuzzi di Barcellona» la Roma soffre, non riesce a segnare il secondo gol e Giovannino dice che «ogni minuto so 10 anni». Arriva il fischio finale, la liberazione è completa, applausi per tutti ma non per Doumbia: lui continua ad essere bocciato («ha toccato gli stessi palloni di Iturbe che è rimasto in panchina»), così come è bocciato il calcio italiano. È un classico ormai, ma quando c’è il Clasico per eccellenza, cioè quello di Spagna, l’invidia sale alle stelle. E Francesca la sintetizza così: «Sto guardando Barcellona-Real e quando vado su Cesena-Roma sembra scapoli contro ammogliati».
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