Non pensiamo che adesso la Roma sia l’unica anti-Juve e il Napoli resti fuori dai giochi, ma la risposta dallo spareggio tra le «seconde» è stata inequivocabile. Ben più del 3-1 finale, scrive Fabio Licari su "La Gazzetta dello Sport". La Roma sembra una «squadra»: organizzata, verso la risoluzione dei dolori di crescita, pratica un calcio totale. Invece il Napoli pare allo sbando, con poche idee, sorretto dalla furia di Hamsik e Allan finché dura, e con scarsa adattabilità ai cambi. Fino a ieri la Roma aveva conquistato 1 punto su 9 in trasferta, con Dzeko a secco: i suoi primi gol, e una manovra che predilige ripartenze letali, potrebbero essere la svolta.
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Sorpasso: irrompe la Roma! Dzeko e Salah stendono il Napoli
Un erroraccio di Koulibaly avvantaggia il bosniaco e i giallorossi, ma il risultato è giusto: Spalletti ha imbrigliato la squadra di Sarri
Merito soprattutto di Spalletti. Scherza ma non tanto, il tecnico, quando parla di sistema con difesa a «tre e mezzo»: perché la Roma non è facilmente definibile tatticamente, se non spiegando la sua duplice fase. Un 3-4-1-2offensivo che si trasforma in un 4-1-4-1 difensivo. Florenzi, l’uomo chiave, il terzino-ala, è così veloce e diligente da creare due «Rome» in un battito di ciglia.
Spalletti si prende dei rischi ma vince perché distanze e sincronismi sono perfetti. Così la Roma può permettersi un Perotti larghissimo, ma comunque protetto da Juan Jesus. Per non dire di Salah, seconda punta con il solito «tremendismo» da centometrista: il Napoli non ha contromisure alle sue ripartenze da lontano. E poi Dzeko che sembra quello del City per come si muove a tutto campo, «9» moderno che tiene alta la squadra e s’avventa in area senza che Maksimovic e lo stesso Koulibaly avventato possano opporsi.
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