rassegna stampa

«Sono Daniele da Ostia e ho vinto il derby» E De Rossi esalta Rudi

(La Gazzetta dello Sport – A.Pugliese) – «Ciao, sono Daniele da Ostia e volevo dirvi che ieri ho vinto il derby». Et voilà, la festa è servita.

Redazione

(La Gazzetta dello Sport - A.Pugliese) - «Ciao, sono Daniele da Ostia e volevo dirvi che ieri ho vinto il derby». Et voilà, la festa è servita. Daniele De Rossi ha esordito così a Teleradiostereo, parlando con la solita sincerità, ma anche con l’orgoglio di chi sa di aver lasciato finalmente il segno in una stracittadina, proprio come sognava da tempo: da protagonista, con il cuore sparato in gola.

«Il sapore della vittoria stavolta è anche più bello, per come l’abbiamo aspettata e per come è venuta — ha detto De Rossi — Io il derby lo vivo in modo particolare, stavolta poi c’era anche quel “morto” del 26 maggio che resterà, non è che l’abbiamo cancellato. Ma la reazione è stata giusta, di una squadra arrabbiata».

Tackle da 2-0 Daniele con Garcia è rinato («Ha difeso il gruppo fin dall’inizio, ci può dare qualcosa di importante»), di nuovo decisivo, con un bel carico di fiducia in se stesso. Così tanto da non aver paura su quel tackle su Ederson a colpo sicuro. «Lì hai un secondo per imprecare, smadonnare, lo vedi che sta per tirare. Inconsciamente sai come sono andati gli ultimi derby, che stai 10 contro 11. Sarebbe stata una mazzata incredibile, è andata bene».[...]

DedicheDe Rossi ha riconquistato un po’ tutti. E gioito per un amico vero come Balzaretti: «Quando ha preso il palo ho detto: “Incredibile, a questo poraccio neanche stavolta è andata bene”. Nessuno meritava il gol più di lui: ha mangiato tanto fango, preso tante critiche, alcune giuste, ma è un ragazzo favoloso e questo timbro lo aiuterà ad essere visto come merita». Poi un passaggio sulla Samp («Una sfida che ci fa restare con i piedi per terra») e la chiusura su Strootman, con una frecciatina a Stekelenburg («Kevin è forte, un giocatore vero, comincia anche a parlucchiare italiano, cosa che qualcun altro faticava a fare»).