rassegna stampa

Solo tre tocchi per un gol. Intuizione e rapidità nel lancio di Strootman

Gara di sofferenza risolta da un gran gesto dell’olandese, che con Nainggolan ha provato ad alzare il raggio d’azione

Redazione

Intuizione, rapidità, furbizia. E poi sofferenza. Tanta sofferenza per difendersi di fronte alla furia ucraina. La Roma sbarca nei quarti di finale di Champions League e lo fa in capo a una prestazione di molta sostanza e poca forma. Fatica in avvio perché i centrocampisti non riescono a portare il necessario pressing e questo atteggiamento favorisce i palleggiatori dello Shakhtar, i quali cercano spesso l’uscita sul loro settore sinistro dove Ismaily e Bernard duettano e preoccupano la retroguardia giallorossa. Quando Nainggolan e Strootman, intorno alla metà del primo tempo, alzano il raggio d’azione e vanno a infastidire Fred e Stepanenko, la Roma guadagna metri di terreno. Tuttavia, e su questo aspetto Di Francesco deve aver insistito durante l’intervallo, l’aggressione della Roma non è ben coordinata: spesso si tratta dell’azione di uno o due elementi e, superata questa barriera, gli avversari hanno la possibilità d’impostare senza particolari problemi. Ecco il difetto: bisogna organizzare un pressing "di squadra" e non farsi risucchiare dalla manovra ucraina. La bravura dei giallorossi sta nella capacità di soffrire: a volte, se le cose non funzionano alla perfezione, è necessario saper stringere i denti e lottare. E poi una giocata, un gesto tecnico improvviso possono cambiare il corso della sfida. Come puntualmente avviene. Settore sinistro d’attacco della Roma: Strootman riceve il pallone e, di prima intenzione, lo spedisce in verticale verso Dzeko che attacca lo spazio alle spalle dei difensori. È l’azione decisiva. Il centravanti sorprende l’incerto portiere avversario e la Roma vola. Ma ciò che va sottolineato è la rapidità con la quale si sviluppa la manovra. Tre tocchi in tutto: il passaggio dalla sinistra verso il centro, il suggerimento immediato di Strootman e il tiro finale di Dzeko. Una manovra tanto veloce elude qualsiasi tipo di pressing, e vanifica pure il tentativo di mettere in fuorigioco l’attaccante. Ciò che, nei minuti successivi, sbaglia la Roma riguarda la gestione del pallone. In particolare dopo che lo Shakhtar resta in dieci. Un maggiore dominio sarebbe necessario, e anche possibile, altrimenti si rischia il ritorno del nemico. Alla fine la Roma ha il 37,3 per cento di possesso (poco per le sue caratteristiche) e, soprattutto, è piuttosto imprecisa nei tocchi: la percentuale di passaggi riusciti è del 79,5% contro l’85,6% dello Shakhtar. Ultimo dato, che spiega l’eccessivo arretramento dei giallorossi: il giocatore che recupera più palloni è uno stopper (Manolas con 12) e non un centrocampista. Ciò significa che la linea difensiva è troppo bassa.

(A. Schianchi)