Quando non si riesce a cambiare una decisione sbagliata, almeno si può provare ad utilizzarla per trarne qualche vantaggio, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Se vogliamo, può essere questa una chiave di lettura che si trae dalla vicenda Mourinho sul fronte romanista. A differenza delle altre volte, in cui aveva sempre deciso di non presentare appello nonostante dovesse affrontare squadre di livello (ad esempio Inter e Milan a San Siro), stavolta la società si schiera compattamente a fianco del proprio allenatore, proprio perché ha la sensazione netta che sia stata commessa una ingiustizia.
La Gazzetta dello Sport
Società, squadra e tifo: adesso tutti compatti per centrare gli obiettivi
Ogni partita può essere determinante per il cammino in campionato e in Europa, la Roma torna a essere un blocco unico e granitico. Proprietà, dirigenza, allenatore, squadra e tifosi si sentono tutti coinvolti nel cercare di terminare la stagione nel migliore dei modi possibili.
Se il popolo giallorosso è da sempre fideisticamente dalla parte dello Special One, ai vertici della società non sfugge come l'atteggiamento dello staff tecnico giallorosso nelle ultime due stagioni sia stato spesso sopra le righe sia con gli arbitri, sia con le panchine avversarie. Questo non solo a causa di Mourinho - che da sempre attrae i riflettori - ma anche da parte dei suoi collaboratori che, senza neppure avere il curriculum del portoghese, spesso si sono tasciati andare a frasi, commenti e blasfemie che hanno portato a diverse squalifiche, Da qui al 19 marzo la Roma - giocando contro Sassuolo, Real Sociedad e Lazio - torna a essere testuggine. La migliore soluzione, forse. per dimenticare la malinconica notte di Cremona e gli screzi con l'arbitro Serra.
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