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Simbolo De Rossi: scelta di cuore, aspettando anche Totti

Simbolo De Rossi: scelta di cuore, aspettando anche Totti - immagine 1
Daniele ha qualità enormi, ma la sua nomina è un segnale di pancia che traccia una nuova strategia della proprietà. Ora tocca a Francesco?
Redazione

Soffriva così tanto il derby che l’ultimo allenatore romano e romanista prima di lui - Claudio Ranieri - un giorno lo sostituì nell’intervallo. Insieme, pensate un po’, a Francesco Totti. Daniele De Rossi conosce bene, insomma, il privilegio di essere un tifoso autentico della propria squadra. E, d’altra parte, non ha smesso mai di dichiararsi, fedele e appassionato al giallorosso, arrivando a sintetizzare il tutto in una frase, sussurrata al momento dell’addio al calcio giocato. "Ho solo un rimpianto. Aver potuto dare alla Roma solo una carriera". E invece no, perché c’è adesso la possibilità di ripartire. De Rossi ha tutto per diventare un allenatore di primissimo livello, ma non c’è dubbio che la scelta sia caduta anche su qualcuno che sapesse intercettare la grande passione della gente. Ed è anche questa, a pensarci bene, la scelta rivoluzionaria della famiglia Friedkin, di una proprietà che è stata criticata ingiustamente per aver ragionato sempre con la testa e mai di pancia, di non essersi mai spesa per fare un’operazione simpatia.

I Friedkin - sottolinea Alessandro Vocalelli su 'La Gazzetta dello Sport' - non avrebbero avuto alcun problema a interpellare - come hanno fatto con Mourinho - un altro big della panchina. Davvero qualcuno può pensare che - dopo aver speso 18 milioni per un anno di Lukaku - per fare economia avrebbero faticato a metterne sul piatto una decina da offrire a Zidane o Conte, a Flick o Low, a Sampaoli o magari a Villas Boas, fino ad arrivare a Potter? La sensazione, dunque, è un’altra e in controtendenza. Dimostrare che - sì, anche loro - hanno capito e tradotto l’importanza di rispettare e rilanciare la storia. Ecco perciò - con l’ingaggio di De Rossi - un altro messaggio che la Roma e i Friedkin hanno recapitato alla tifoseria. E chissà che questo nuovo corso della Roma americana, fatto di slanci e di passione non sia anche la promessa e la premessa di altre novità. Perché sono passati anni da quel derby in cui De Rossi e Totti si ritrovarono in panchina - pensate un po’ - uno accanto all’altro, a soffrire da fuori per la Roma. Uno è stato richiamato. Per l’altro, chissà, magari ci sarà nuovamente spazio, nella rivoluzione societaria che è destinata ad andare in scena. Perché il calcio sarà - sì - business, uno spettacolo, ma soprattutto è sentimento.

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