Sequestri, denunce pubbliche, arresti, anzi no, solo fermi. E poi: tirapugni, qualche mazza e altri oggetti contundenti. Con il sottofondo delle immancabili polemiche politiche. E pure un po’ di razzismo con la banana lanciata dai tifosi del Feyenoord a Gervinho. In fondo, come non metterci anche questo tra gli ingredienti della giornata paracalcistica di Rotterdam. Sarebbe più giusto dire giornata olandese, perché tutto è iniziato 80 km più a nord, ad Amsterdam, intorno alle 11: all’aeroporto di Schiphol circa 120 tifosi della Roma sono stati prelevati dalle forze dell’ordine appena scesi dal charter che li aveva imbarcati a Fiumicino. Non una scelta casuale. Da lì i romanisti sono stati fatti salire su alcuni bus in direzione Rotterdam. Ma giusto pochi km dopo l’aeroporto la polizia ha ordinato a tutti di scendere: scattavano perquisizioni, controllo dei bagagli e foto, in pratica tutti venivano schedati: «Ci hanno tenuto due ore e mezza sotto la pioggia in aperta campagna, senza neppure la possibilità di andare in bagno», è il racconto di Fabrizio Grassetti, presidente dell’Unione Tifosi Romanisti. A quel punto i 120 tifosi sono stati divisi: una quarantina sono stati trasferiti in albergo, a Rotterdam. Per 83, invece, è scattato il fermo nella centrale di polizia di fronte allo stadio De Kuip. «Ci tengono in un garage senza motivo, abbiamo anche contattato l’ambasciata d’Olanda per chiedere informazioni», il tono delle denunce via radio e attraverso i social network dei protagonisti. «Le perquisizioni le facciano ai tifosi olandesi», ha detto Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, solo uno dei tanti interventi a difesa arrivati dalle stanze politiche di Roma. Il sindaco Ignazio Marino, allarmato dalle polemiche, si è pure messo in contatto con l’ambasciata olandese, per restare aggiornato sull’evoluzione della vicenda.
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Sequestri, fermi e perquisizioni ma niente orde La sicurezza tiene
«Ci hanno tenuto due ore e mezza sotto la pioggia in aperta campagna, senza neppure la possibilità di andare in bagno», è il racconto di Fabrizio Grassetti, presidente dell’Unione Tifosi Romanisti
PERQUISIZIONI Lo sdegno generale, però, non teneva conto di un fatto: le perquisizioni avevano portato alla luce dei tirapugni e qualche bastone, come confermato da alcuni fonti del Viminale. Non potendo risalire ai reali possessori, la polizia olandese ha bloccato tutti. Domanda: come è possibile che quei tirapugni siano passati ai controlli dell’aeroporto di Fiumicino? Difficile pensare a una svista, più facile pensare che le due polizie abbiano collaborato: così si spiegano le verifiche appena scesi dall’aereo a Schiphol. Tutti gli 83 tifosi sono poi entrati in serata al De Kuip per la partita, sotto la minaccia delle forze dell’ordine di venire arrestati al primo «errore», compreso il ritorno ad Amsterdam nottetempo.
GIALLO BILANCIO Nel conto vanno messe una carica della polizia nella zona di Oude Haven e qualche attimo di tensione all’ingresso del tunnel che portava al settore ospiti prima del match. Sul bilancio totale le due polizie non concordano: quella di Rotterdam ha parlato di 18 arresti totali (17 olandesi e un italiano, che voleva abbandonare il corteo diretto al porto vecchio). Fonti Digos, invece, hanno smentito gli arresti e parlato di 10 fermi: 4 italiani e 6 olandesi, in sostanza due gruppi che si erano presi di mira prima del match. Il tutto in una giornata che ha visto la città di Rotterdam blindata: quasi un silenzio surreale dalle parti della stazione centrale, dove il fanshop del Feyenoord — quello che ospita Frank, il tifoso olandese arrestato a Roma — è rimasto chiuso per precauzione. Da lì diversi tifosi della Roma sono stati scortati in corteo fino alla fanzone, qualcuno ha pensato di passare il tempo inneggiando al Duce. Mentre i locali dell’Oude Haven hanno improvvisato una locandina con su scritto: «Chiediamo scusa per la vostra fontana». Era l’ora di pranzo. La partita sembrava un dettaglio. O forse lo è stato davvero.
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