La tempesta perfetta si è abbattuta nel giro di pochi giorni sul calcio italiano. Della serie: come distruggere l’immagine dello sport più amato grazie a qualche idiota che si professa tifoso. Da Cagliari a Firenze, da Torino a Roma, senza dimenticare il tour recente di violenze che ha colpito città e squadre di Lega Pro. In ballo c’è la credibilità di un movimento già alle prese con tanti problemi, di un pallone che rotola e che dovrebbe dispensare emozioni, gioie e certo anche «dolori», ma provocati al risultato del campo, e non minacce, insulti o peggio cazzotti. I manichini del Colosseo (definiti scherzo goliardico, sic) sono l’ultimo episodio di una escalation preoccupante, iniziata domenica con il caso Muntari.
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Se la violenza fa il giro degli stadi
Il caso Muntari a Cagliari e i manichini a Roma sono solo gli ultimi di una lunga lista di episodi di prepotenza e di intimidazioni verso società e giocatori nel calcio italiano
Come riporta Francesco Ceniti de La Gazzetta dello Sport sono bastati una decina di incivili a rendere Cagliari-Pescara una partita particolare. Il ghanese Sulley Muntari diventa il bersaglio d’insulti razzisti. Lui prova a ragionare con queste persone, regala la maglia a un bambino trascinato nel vortice di stupidità, ma poi sbotta a una manciata di minuti dalla fine. Va dall’arbitro e chiede la sospensione del match, ma il signor Minelli non ha sentito i cori e non capisce la protesta. L’incomprensione porta al giallo per Muntari che allora decide di lasciare il campo. Non si può fare da regolamento (vale un’ammonizione) e dopo un paio di giorni arriva anche la squalifica beffa. Tutto questo mentre l’Onu e altre istituzioni plaudono a Muntari, innalzato a paladino nella lotta contro il razzismo. Ieri la storia ha avuto un lieto fine: annullato lo stop di una giornata. Viva il buon senso.
Quello che non hanno avuto a Firenze dopo la sconfitta dei viola per 2-0 a Palermo. Risultato sorprendente, ma una cosa è la delusione, un’altra gli striscioni affissi allo stadio Franchi. Nel primo erano messi nel mirino proprietà e dirigenti. Molto più esplicito il secondo con chiaro riferimento al riposo concesso dal tecnico Paulo Sosa alla squadra: «Due giorni vi sono bastati? Ora correte o verrete bastonati». Firmato: 1926 curva Fiesole. In pratica il cuore pulsante della tifoseria fiorentina. Non proprio un qualcosa da andare fieri in una città che è invece per l’Italia un vanto internazionale.
Ma c’è di peggio, come denigrare i morti. Accade a Torino, proprio nella notte del 4 maggio che a Superga è sinonimo dell’incidente aereo che ha cancellato nel 1949 il Grande Torino. I soliti idioti hanno imbrattato i muri della strada che porta alla basilica con frasi offensive nei confronti delle vittime di quella strage. Uno sfregio proprio a ridosso del derby della Mole. Gesto ignobile condannato da Gigi Buffon, capitano della Juve. Il portiere in un post social gli ricorda: «siete più morti dei morti». Applausi bipartisan.
Questo accade in Serie A, ma nelle scorse settimane l’allarme era arrivato dalla Lega Pro. Aggressioni fisiche nei confronti di alcuni giocatori, colpevoli di qualche k.o. o di rendimento scarso: da fine Febbraio episodi di violenza e intimidazioni si sono registrati a Matera, Catanzaro e Taranto. Il calcio italiano dovrebbe provare a rilanciare la propria immagine sulla scena internazionale ma invece rischia di essere messo in ginocchio dalla violenza dei propri "tifosi".
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