Dal 30 maggio scorso sono passati poco più di quattro mesi. Quel giorno la famosa conferenza pre-Palermo che cambiò il rapporto tra Garcia e l'ambiente giallorosso, inteso come città, tifosi, ma anche come squadre e club.
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Scordare Palermo: Garcia e il fantasma della resa romana
Dopo la famosa conferenza stampa al termine dello scorso campionato, il rapporto del tecnico francese con i giocatori, la società e la piazza giallorossa sembra essersi definitivamente incrinato
«Siamo i primi di un campionato a 19, la Juventus è irraggiungibile e il gap è destinato solo ad aumentare. La stagione ha dimostrato che questa divisa è troppo grande per noi, non serve illudere i tifosi. C’è differenza tra obiettivi e ambizioni. Io sono ambizioso, voglio vincere. Ma gli obiettivi sono altri». Queste le parole che il francese pronunciò in quella giornata. Da lì, come sottolinea Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sporto, apriti cielo. Un tam tam alimentato da un'altra frase in particolare: «Da quando sono qui le cose sono chiare: prima di comprare c’è l’esigenza di vendere. Bisogna sapere chi siamo e come voler andare avanti, come crescere».
Tanti fanno risalire proprio a quelle dichiarazioni molti dei problemi attuali della Roma. Garcia, con quelle frasi, ha praticamente detto ai giocatori di essere degli eterni secondi, che tanto non si vincerà mai. Perdenti di lusso, insomma. Gli stessi calciatori hanno gradito poco, così l'autorevolezza dell'allenatore è scivolata via.
Da quel giorno Garcia è meno spavaldo, fa meno uso dei proclami e degli slogan. Ed è anche meno amato dai tifosi giallorossi. La resa pubblica non è piaciuta, fino ad arrivare ai fischi in Roma-Carpi, proprio lui che era stato preso ad esempio davanti ai giocatori: "Noi vogliamo 11 Garcia". Da quella conferenza lì, però, anche il rapporto con la dirigenza è cambiato. Pallotta poco dopo dichiarò: «Rudi sa di aver sbagliato a dire certe cose».
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