Dopo essere stato fermo quasi un anno e mezzo, per via del doppio infortunio alle ginocchia, tutti credevano che il 2021-22 avrebbe segnato la sua rinascita di Zaniolo, ma non sta andando esattamente così, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Era logico supporre che la ruggine di una inattività così lunga occorresse del tempo per scrostarla. E se la stima di José Mourinho per Zaniolo non è mai stata in dubbio (nei colloqui privati lo ha spesso inserito nella categoria dei Mbappé e degli Haaland), i sistemi di gioco che l’allenatore portoghese ha fin qui adattato non stanno esaltando le caratteristiche dell’attaccante. Nel 4-2-3-1 era impegnato (fin troppo) anche nella fase difensiva perdendo di lucidità al momento della conclusione, mentre nel 3-5-2 deve giocare da seconda punta e spesso con le spalle alla porta, cosa che a volte non gli consente di valorizzare la sua poderosa progressione in campo aperto. Così, in quella che è stata forse la Roma più bella della stagione, capace di strapazzare la Lazio nel derby per 3-0, Zaniolo è finito malinconicamente in panchina. Per lui la Stracittadina e il match in trasferta di La Spezia – casa sua – erano i due incontri a cui teneva di più nell’attuale girone di ritorno, e in entrambi è stato riserva. Morale: in questa stagione finora ha segnato solo 4 gol (ma servito 8 assist). Quanto basta perché la dirigenza, nonostante le antiche promesse, abbia deciso di ridiscutere il suo contratto a fine stagione, nonostante le sirene. Adesso però che la Roma è attesa da un delicato sprint in campionato e, soprattutto, dalla caccia a quella Conference League che è diventato il primo obiettivo stagionale, Mourinho farà di tutto per recuperare al meglio (anche psicologicamente) uno dei pochi giocatori da vetrina che la squadra giallorossa al momento può permettersi. Comunque vada, in campo (per il rendimento) e fuori (per una eventuale cessione estiva) la Roma ha bisogno di recuperare il miglior Zaniolo possibile. Poi la dirigenza si siederà al tavolo per offrire un nuovo contratto con un robusto aumento (almeno 3 milioni e bonus importanti). Se nel frattempo arriverà la classica offerta “indecente” – da almeno 50 milioni – entrambe le parti decideranno il da farsi. Ma anche se dovesse arrivare l’addio, sarebbe bello che accadesse nel migliore dei modi. Magari con un trofeo alzato in una notte di maggio.
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