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Scandalo tamponi, la Asl inguaia la Lazio: nessuna comunicazione formale sui positivi

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Tra il club e l'autorità sanitaria competente solo contatti telefonici che non hanno avuto alcun seguito. Ma in Italia (calcio compreso) c'è l'obbligo di comunicare i casi Covid

Redazione

Si complica ancora la posizione della Lazio nel caso tamponi. Ad aggiungere un nuovo pesante elemento alla vicenda è ora la Asl Roma 1, l’autorità sanitaria competente per i calciatori biancocelesti e già oggetto di indagine della Procura federale, che nell’ambito della sua inchiesta vuole comprenderne i rapporti con i biancocelesti, scrive Elisabetta Esposito su "La Gazzetta dello Sport".

Da quanto emerge, la Asl in questione ha avuto con la Lazio soltanto interlocuzioni telefoniche. In un primo momento il club aveva contattato la Asl Roma 4, a cui appartiene la sede di Formello, che ha però spiegato che quella competente fa riferimento alla residenza dei positivi, nel caso dei giocatori coinvolti appunto la Roma 1. Alle telefonate non ha fatto però seguito alcuna comunicazione formale relativa ai casi di positività. La Asl a quel punto non ha potuto disporre alcun tipo di mappatura dei contatti del positivo così come previsto dalla legge e dal protocollo Figc. Una novità importante, che potrebbe andare anche al di là della questione Immobile, ma che di certo ha a che fare anche con il suo caso. In Italia c’è infatti l’obbligo di comunicare qualsiasi caso di Covid alle autorità sanitarie locali. Nel calcio il compito spetta ai club, in modo da permettere, tra le altre cose, "all’operatore di sanità pubblica del Dipartimento di Prevenzione territorialmente competente di provvedere, nei confronti dei contatti stretti, alla prescrizione della quarantena", come da protocollo Figc.

Immobile a una settimana di distanza viene trovato due volte positivo da Synlab (il 26 ottobre e il 2 novembre), che lo ferma. In mezzo, a sei giorni dal primo responso che aveva spinto sia il club che la famiglia gioca la partita contro il Torino, entrando nel secondo tempo. Il club si è infatti sentito autorizzato a “liberarlo” per il doppio tampone negativo del 30 e del 31 ottobre riscontrato dal laboratorio di Avellino di cui si serve la Lazio, forte anche del fatto che la positività emersa fosse “debole”. Per giocare, uscendo dunque dall’isolamento, Immobile avrebbe avuto bisogno di un validazione della propria negatività da parte dell’autorità sanitaria competente, che pare proprio non ci sia stata.

Ma se finora ci siamo concentrati sull’eventuale violazione del protocollo per Torino, merita attenzione anche lo scenario che si sta delineando in vista della sfida di domenica all’Olimpico contro la Juventus. Prima del match di Champions con lo Zenit San Pietroburgo, il d.s. biancoceleste Tare, ha detto: "Pensiamo che Immobile possa giocare contro i bianconeri". Questo perché, a loro parere, il tampone effettuato dal laboratorio di Avellino "è negativo". Ma lo stesso presidente del cda di Futura Diagnostica, Massimiliano Taccone, ci aveva parlato di un caso "debolmente positivo", che dunque andava per legge segnalato alla Asl dalla società di Lotito (il laboratorio non può farlo perché opera in un’altra regione). La posizione dell’attaccante è dunque tutta da valutare.