Il cuore è luogo di opportunità e rischi, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Così, se è vero che i sentimenti colorano la nostra vita, a volte ci sono storie d’amore che finiscono con dubbi e lentezze talmente esasperanti da inoculare veleno persino negli orizzonti successivi. Parlando di Roma, è un rischio che la famiglia Friedkin – alle prese col crollo verticale della gestione Fonseca – pare non voler correre, anche perché l’impressione è che, inevitabilmente, la virtuale luna di miele con i tifosi si sia esaurita da qualche tempo. Adesso forse è arrivato il momento che alla tifoseria sia spiegato quel progetto sul quale, peraltro, la nuova proprietà non sta lesinando importanti investimenti economici. Una cosa è certa: i Friedkin non sono venditori di fumo, e lo si può capire anche dalla scelta su cui stanno lavorando per la panchina giallorossa. Maurizio Sarri infatti, che porterebbe in dote uno scudetto e una Europa League a una piazza orfana di successi da 13 anni, saprebbe incarnare tre aspetti che alla nuova Roma si attaglierebbero alla perfezione: spettacolarità nel gioco offensivo, estrema attenzione alla fase difensiva e, oramai,
La Gazzetta dello Sport
Sarri, la scelta più giusta per un futuro mai banale
Il tecnico toscano porterebbe in dote uno scudetto e una Europa League a una piazza orfana di successi da 13 anni
L’allenatore toscano nell’immaginario collettivo sembra conservare ancora quel piglio “rivoluzionario” coltivato negli anni di Napoli e che la stagione in bianconero – che sembrava codificare il passaggio dalla tuta alla giacca e cravatta – ha solo appannato. Un dato da non sottovalutare per una tifoseria come quella giallorossa che, da sempre (a volte anche a torto), si sente molto “anti-establishment”.
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