La treccia di Romelu Lukaku è quella cui stanno aggrappati in queste ore gli umori di Josè Mourinho, che sarebbe come dire gli umori dell’intera piazza romanista, scrive Giancarlo Dotto su La Gazzetta dello Sport. Traballanti per non dire sinistri, gli umori del Grande Capo, e inclini al peggio per il resto. Anche ieri, ventidue minuti scarsi di parole e soprattutto posture che avranno piombato nello scoramento i tifosi, anche quelli che mangiano pane, amore e fantasia tutte le mattine. Ci voleva una scossa selvaggia e niente è più selvaggio oggi per un immaginario incline al depresso di una folata palla al piede del ragazzone di Anversa. Dai tempi di Dzeko? Macché, ancora più in là, ancora più estremo, dai tempi di Batistuta. Un altro, magnifico selvaggio, pestatore di zolle e di nemici.
La Gazzetta dello Sport
Romelu, il Mangiafuoco di Mou. Roma lo aspetta come un messia
Fatta salva l’eleganza cromatica del Man in Red (il bianco canuto dei capelli si sposa alla perfezione con il rosso fiamma dello sfondo e della maglia), quella del più moscio Mou di sempre, più che una conferenza stampa è sembrata ieri un trattato sulla melancolia quando si combina alla rassegnazione. A poche ore dalla già scabrosa trasferta di Verona, è sembrata la crepuscolare confessione di un Barnum abituato a pasteggiare caviale, champagne e star di prima grandezza nel suo circo a tre piste, che mette a nudo impietosamente, non senza accenti d’involontario lirismo, il suo lacrimevole presente.
Ma, attenzione. Occhio al particolare. Dentro un siffatto canto gregoriano di sospiri e mugugni, il lampo da monellaccio il vecchio Mou se lo fa scappare quando accenna alla promessa del "terzo attaccante" fatta da Tiago Pinto. "Mi ha detto che ne verrà un altro…". Già perché, inutile dirlo, è il fantasmone di Romelu Lukaku che aleggia più vivido che mai in queste ore tra Trigoria e Londra. Aleggia e cresce di minuto in minuto nel tambureggiare dei whatsapp tifosi che riporta all’incandescenza di due anni fa, dell’Ave Mou. L’avvento dello Sciamano. Con Lukaku, il Barnum di Setubal ritroverebbe, dopo Londra sponda Chelsea e dopo Manchester sponda United, la sua grande attrazione, il suo Mangiafuoco. Bello da far spavento. In coppia con il leggiadro Dybala (appuntamento mancato all’Inter, altra goduria subliminale), altro che caviale e champagne!
Perso "il signor Matic" in circostanze misteriose e dolorose (mistero che prima o poi dovrà essere doverosamente svelato ai tifosi, che si sono visti sparire con un atto di magia nera uno dei loro beniamini), Josè ritroverebbe il dirompente alter ego, il super eroe tutto muscoli e dedizioni che ha avuto in ognuno dei suoi club. Dimenticare «il signor Matic sarebbe facile», ma ancora più facile sarebbe tornare dalla mestizia di un circo in disarmo alla grandezza dei sogni più sperticati. Dybala e Lukaku insieme sono fatti della materia dei sogni. Fatti per giocare (e per vincere) insieme. Gli umori di Mou dettano legge a Roma, ma hanno bisogno dei giusti interpreti. Lukaku, l’elefante che scala le montagne e non rompe la porcellana, ma la porta in vetta nei piedi di Dybala.
In quanto ai tifosi, faranno la loro parte. Last minute o no, Romelu dovrà solo decidersi a salire su quel volo che lo porterà a Ciampino o a Fiumicino. Nel bagno di folla. Da lì, non avrà più scampo.
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