Bella partita, grazie per lo spettacolo, ma l’uno a uno non serve a nessuno. La Roma perde ulteriore contatto dalla Juve capolista, scivola a meno sette. La Fiorentina, in chiave terzo posto, non tiene il passo della Lazio e rischia di precipitare a meno cinque dal Napoli, stasera in campo col Genoa. Le buone prestazioni gratificano gli occhi, ma non fanno classifica.
rassegna stampa
Tra Roma e Viola inutile pari
Terzo pareggio consecutivo della Roma, il quinto nelle ultime sette: così non si vincono gli scudetti.
ANDAMENTO LENTO Terzo pareggio consecutivo della Roma, il quinto nelle ultime sette: così non si vincono gli scudetti. Sceneggiatura uguale per gli ultimi tre pari, giallorossi in svantaggio nel primo tempo e in rimonta nella ripresa, il che ha un significato positivo, vuol dire che la Roma possiede un’anima e che non molla mai, però la matematica è impietosa, nell’era dei tre punti a vittoria con le X si resta praticamente fermi. Rimangono da giocare 18 partite, ma oggi netta è l’impressione che si sia arrivati a un punto di svolta. Anzi, se stasera il Napoli batterà il Genoa, la Roma farà bene a guardarsi alle spalle, perché si ritroverà più vicina al terzo posto che al primo.
CENTROCAMPO SNODO CRUCIALE Più o meno la gara è andata come si prevedeva, nel senso che si è decisa a centrocampo. In mezzo Rudi Garcia ha cominciato col trio a trazione muscolare, Nainggolan-De Rossi-Strootman, e per mezz’ora la Roma ha sofferto a bestia. Il pallino ce lo aveva la Fiorentina. Pizarro dettava legge nei cambi di gioco, Borja Valero e Mati Fernandez contribuivano a tessere la tela, ogni viola arrivava a rimbalzo prima degli avversari. Tutte le cosiddette «seconde palle» erano preda della Fiorentina. L’1-0 è nato così. Respinta maldestra di Holebas, tiro di Pizarro e deviazione vincente di «Marione» Gomez, rianimato dalle giornate fiorentine di Angela Merkel, la Cancelliera di Germania. Il caso è venuto in soccorso di Garcia, sotto forma di un infortunio. Auguriamo le migliori cose a Strootman, toccato duro sul ginocchio operato e così costretto a uscire, ma con Pjanic, il suo sostituto, la bilancia dei pagamenti della mediana si è spostata a favore della Roma. I giallorossi si sono impossessati del volante, il possesso palla è diventato cosa loro e Garcia ci ha aggiunto un tocco di classe, con una variazione di sistema: è passato al 4-3-1-2, dislocando Ljajic dietro Totti e Iturbe. La mossa ha avuto più che l’altro l’effetto di liberare la freccia alata sudamericana e il vento ha mutato direzione, come dimostrano le cifre sul giropalla: possesso 54 per cento a 46 per la Roma, passaggi riusciti 444 a 367 per gli ospiti. La Fiorentina ha conservato maggior vantaggio territoriale - 54 a 46 -, ma questo si spiega col fatto che i viola godevano di maggiori spazi per i contropiede. Da tutto ciò deduciamo che Garcia, se vuole restare in pista per il titolo, non può rinunciare alla qualità di Pjanic. Non che il bosniaco attraversi un momento eccezionale, e neppure ieri sera ha dipinto grandi quadri, però il suo piede e la sua personalità incidono sugli equilibri generali. Se gli dai la palla sa difenderla e sa smistarla, non la gioca mai a casaccio. MSP, mai senza Pjanic, caro Garcia.
ITURBE COL TURBO Pjanic come chiave di volta tattica, Ljajic come finalizzatore, suo il gol dell’1-1, e Iturbe apriscatole: la Roma a Firenze si è raddrizzata così. Per la prima volta in stagione si è visto l’Iturbe dell’Hellas. Nella ripresa l’argentino ha terrorizzato la difesa di Montella. In particolare ha fatto passare dei bruttissimi quarti d’ora al suo connazionale Basanta. Non c’era verso di fermarlo: puntava, partiva e ciao. L’unico che un paio di volte è riuscito a rubargli tempo e spazio è stato il «vituperato» Kurtic. Per il resto, devastazione pura. Buon per la Viola che si sia divorato l’1-2 faccia a faccia con Tatarusanu, ma l’1-1 di Ljajic è roba sua. Ci piacerebbe rivederlo in coppia con Gervinho, «disperso» in Coppa d’Africa. Se quei due troveranno tempi e modi, forse la Roma si riavvicinerà alla Juve. Forse.
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