C’è chi è stato accusato di eresia per molto meno, ma a rileggere i numeri il problema della Roma pare evidente: questa squadra si sta «luisenriquizzando». Sta scegliendo la strada del possesso palla, abbandonando quella della velocità, della verticalizzazione, della produzione offensiva. E non può essere un problema di caratteristiche dei giocatori. Di atteggiamento, questo sì. Un piccolo flashback può essere utile, andando con la memoria a quanto si diceva una ventina di mesi fa sul gioco di Rudi Garcia: «Dopo un anno di possesso palla (Luis Enrique) e uno scarso di verticalizzazioni esasperate (Zeman), la Roma ha trovato la sintesi perfetta». Ecco, volendo usare gli stessi parametri questo Garcia qui, in generale questa Roma qui, sembra molto più una squadra spagnola che boema e Rudi molto più Lucho che Zdenek. Non c’è (più) il giusto rapporto, non c’è equilibrio tra la gestione del pallone e le palle gol prodotte, o ancor meglio i tiri in porta: ecco il nodo, ecco cosa sta avvenendo in questo inverno romanista, una lettura di una corsa scudetto che si sta complicando.
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La Roma? Troppo poco…vertical
La squadra sta scegliendo la strada del possesso palla, abbandonando quella della velocità, della verticalizzazione, della produzione offensiva. E non può essere un problema di caratteristiche dei giocatori.
NUMERI Il confronto con la scorsa stagione, in questo senso, fa tornare il buonumore solo nel distacco in classifica con la Juventus: -5, rispetto ai -8. Ma il punto è un altro. Oggi la Roma è una squadra che segna meno — 7 gol al di sotto dell’andamento del torneo scorso, al termine del girone d’andata — perché produce poco. In assoluto e ancor più in rapporto al tempo con il pallone tra i piedi. La Roma sa gestire, ha la palla mediamente il 62,41% dei 90 minuti, praticamente due terzi del match: nessuno fa meglio in Serie A, il dato è persino cresciuto rispetto allo scorso campionato (era 58,97%). Ma allo stesso tempo, la Roma è una squadra meno pericolosa per gli altri. È settima per conclusioni verso la porta avversaria: 188 totali contro i 232 di un anno fa. Quasi 50 tiri in meno rispetto al girone d’andata 2013-14, un numero enorme. I 188 tiri di Totti e compagni (di cui 88 nello specchio e 100 fuori) non sono numeri da scudetto, neppure da Europa League: sei squadre hanno fatto meglio finora in Serie A, tra cui anche il Torino. Il Napoli e la Juventus, per dire, sono a quota 249 e 247.
E DA FUORI AREA? E non si può dire che i 7 gol in meno siano colpa degli attaccanti: la percentuale di tiri nello specchio è pure cresciuta e in quella realizzativa la Roma è in vetta al campionato. Sintesi: non è un problema di precisione, ma di produzione. La Roma tira poco in porta, ecco il punto. E questo chiama in causa anche alcune scelte dei giocatori in campo, che troppo spesso rifiutano la conclusione da fuori area, a volte davvero senza motivo. Solo 6 gol (contando anche l’autorete di Sepe su Nainggolan in Empoli-Roma) su 32 sono figli di conclusioni oltre i 16 metri. Serve uno sforzo, per invertire la tendenza. Magari un pizzico — per carità, non oltre — di Boemia in più per riequilibrare la Roma e la corsa scudetto.
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