rassegna stampa

Roma, tre punti e Bastos. Colpiscono Destro Strootman e Ljajic. E c’è il nuovo arrivo

(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) Come nelle favole di una volta, la Roma prima di scendere in campo strofina la lampada dei desideri ed il Genio benigno, puntualmente, li realizza.

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(Gazzetta dello Sport - M.Cecchini)Come nelle favole di una volta, la Roma prima di scendere in campo strofina la lampada dei desideri ed il Genio benigno, puntualmente, li realizza. Contro il derelitto Livorno, Garcia chiede: la vittoria, un consumo di energie al minimo sindacale in vista della partita di Coppa di martedì contro la Juventus e un rinforzo nobile per un gruppo già fortissimo. Ebbene, in una manciata di minuti ottiene tutto. Se per l’annuncio di Bastos — soffiato per giunta al Napoli — occorre aspettare la metà del primo tempo, a concretizzare tutto il resto bastano circa quattrocento secondi. Il tempo che il guardalinee Meli si dimostri troppo generoso nel giudicare un cross di Ljajic svirgolato da Gervinho e che Destro, ad un passo dalla porta, segni il vantaggio e dia il via alla virtuale sgambata contro la squadra del subentrante Perotti, poi condannata da un 3-0 senza appello sigillato dalle reti di Strootman e Ljajic.

SPRECHI  In avvio, è logico che nella testa dei giallorossi ronzi il pensiero della Juve, e così Garcia lascia a riposo Totti e Maicon per ridare spazio a Destro, Ljajic e Torosidis, ruotando più tardi Gervinho e Pjanic con Florenzi e lo straripante Nainggolan. D’altronde, qualunque formazione il tecnico francese scelga, il match sembra un incontro di boxe tra due pugili di diverse categorie e al primo Destro (appunto) il Livorno - che comunque con la tattica fuorigioco «litigherà» altre volte nel corso della gara - va al tappeto. La difesa a tre (ma in realtà a 5, perché Piccini e Mbaye scalano spesso sulla linea più bassa) serve a poco, così come la grande densità in mediana dovuta all’idea di piazzare Benassi alle spalle di Paulinho. All’attaccante però di palle giocabili non ne arrivano mai (e alla fine i tiri in porta saranno zero), mentre i timidi tentativi di alzare la retroguardia o - nella ripresa - di pressare i giallorossi più in alto, aprono solo praterie per la Roma, illuminata da Strootman e Pjanic in versione deluxe, mentre Gervinho e Ljajic, sciuponi in zona gol, scardinano le fasce senza troppi problemi. Non è un caso, quindi, che Bardi salga presto in cattedra, salvando tre volte nel giro di sei minuti su Destro (27’), Gervinho lanciato a rete (30’) e Pjanic (32’). Insomma, occorre aspettare il 36’ perché Strootman raccolga e scaraventi in rete una palla salvata da Valentini su pallonetto di Destro, perché la gara finisca in archivio. Buon per il Livorno, anzi, che Gervinho (41’) metta fuori di testa su cross di Torosidis e che il guardalinee Meli si ravveda facendo annullare, giustamente, una rete di Destro (viziata da un fuorigioco attivo di Castan) giunta al termine di un’azione davvero spettacolare. Segnalato che i toscani in un tempo hanno tirato solo una volta fuori dallo specchio della porta, è doveroso azzardare due deduzioni: 1) gli ultrà possono pure contestare Perotti, ma è il livello della rosa ad essere mediocre; 2) meritoria l’azione di pagare in anticipo gli stipendi da parte di Spinelli, ma se i soldi non fanno la felicità, figurarsi se riescono a trasformare cavalli da tiro in purosangue.

TURNOVER  Eppure nella ripresa Perotti dà segni di vitalità, prima inserendo una seconda punta (Borja) per Duncan e passando al 3-5-2, e nel finale - con l’ingresso di Mosquera - virando su un 4-3-3 che forse sarà buono per qualche avversaria più masticabile. Detto che della colonia interista (Bardi, Mbaye, Benassi, Duncan) il migliore è stato senz’altro il portiere - bravo a salvare su Pjanic (17’), Ljajic (30’) e Totti (38’) - nel secondo tempo in campo sembra esserci solo la Roma, seppure un filo più compassata, nonostante il «gerovital» rappresentato da Nainggolan. Il terzo gol ad opera di Ljajic, comunque, è giusto premio per un dominio totale santificato, anche nella ripresa, dall’assoluta padronanza della fase difensiva. Quanto basta per immaginare che la sfida alla Juve, fra due giorni, sia davvero un duello fra titani.