Uno lascerà la Roma tra dieci partite, a fine maggio. L'altro probabilmente lo farà in estate, con il club che sta riflettendo profondamente sulle sue prestazioni e spera che qualcuno si presenti a Trigoria con un assegno che non gli faccia perdere troppi soldi, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Il primo è Mats Hummels, l'uomo che ha "matato" la Roma a Bilbao per poi scusarsi pubblicamente; il secondo è Artem Dovbyk, la punta che vive più per se stesso che per la squadra, l'uomo che nelle due sfide con l'Athletic è sembrato più un fantasma che un calciatore. Oggi se la Roma ha due problemi veri sono proprio questi, quelli legati all'uomo di maggior esperienza non solo del pacchetto arretrato ma della squadra intera, e di quello che doveva essere un finalizzatore, il bomber capace di mettere le ali ai giallorossi. Il tedesco Hummels ieri era un uomo distrutto, quando ha capito l'errore ha interiorizzato tutta la sofferenza che stava vivendo in quel momento. Così è arrivato poi il post di scuse su Instagram, replicato alle 2 di notte a Fiumicino, quando ad aspettare la squadra c'erano alcuni tifosi giallorossi. L'unico ad avvicinarsi è stato proprio il difensore tedesco, dando il "pugnetto" a tutti e scusandosi ancora una volta. «I'm sorry», le parole di Mats, facilmente interpretabili. Ieri, poi, Hummels era regolarmente in campo, a Trigoria, ma l'impressione è che il suo percorso con la Roma si sia davvero interrotto.


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Roma totem a picco. Hummels, l’errore vale l’addio. Dovbyk, ora il futuro è in bilico
Diverso il discorso di Artem Dovbyk, non fosse altro perché è costato quasi 40 milioni (contro gli zero di Hummels) e ha un contratto fino al 2029. Con lui la Roma deve capire cosa fare davvero, ma la mancanza di coraggio e personalità mostrata a Bilbao ha mandato definitivamente sulle furie gran parte della tifoseria romanista. La storia d'amore tra Artem e la gente giallorosso finora ha vissuto di alti e di bassi. In molti sono convinti che non sia l'attaccante visto finora in questi 9 mesi, ma tanti altri non sono più disposti ad aspettarlo. Quello che non piace è soprattutto l'atteggiamento, troppo arrendevole. Come centravanti la Roma ha avuto storicamente gente come Pruzzo, Voeller, Montella e Batistuta, attaccanti che vivevano di rabbia, veleno, fame e cattiveria agonistica.
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