rassegna stampa

Roma sprecona. Gol fortunoso, poi un’ingenuità: solo un pari coi lupi d’Austria

LaPresse

Prima avanti con Spinazzola di testa, i giallorossi pieni di novità subiscono l'assedio con beffa del Wolfsberg

Redazione

Lupi contro lupi, ma a differenza di quanto insegna la legge del bosco, a ringhiare più forte non sono quelli più grandi. La Roma contro il Wolfsberg non va oltre l’1-1 - santificato dalle reti di Spinazzola e Liendl - che le consente sì di mantenere la testa del girone con gli austriaci, però lascia l’amaro in bocca per la differenza tecnica che c’è tra le due contendenti, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport".  Logico che i giallorossi, che pure chiudono con un possesso del 65%, fatichino a disegnare trame, pur essendo complessivamente più pericolosi, ma spesso in ritardo su tante seconde palle. Forse questo spiega le tante ammonizioni rimediate anche stavolta. Il bilancio delle prime 8 partite è di 25 cartellini: troppi.

In segno di abbondanza, Fonseca sceglie di cambiare ben 8 titolari rispetto a Lecce, lanciando per la prima volta dall’inizio sia Santon (molto bene) che Kalinic (deludente). Logico che quando Diawara e Cristante escono dalla pressione, spazio per le ripartenze ce n’è a volontà, cosicché Kluivert e Zaniolo si fanno vedere spesso, anche se l’olandese è al solito più spuntato dell’italiano. Praterie in uscita ne avrebbe anche Spinazzola, ma - come per Kalinic - la ruggine degli stop si sente e così perde tanti palloni e concede campo agli avversari. La legge dei paradossi, però, vuole che sia proprio lui a segnare una specie di gollonzo.

Nella ripresa al 6’ il Wolfsberg ha l’ultimo - doppio e decisivo - sussulto offensivo. Prima Weissman impegna Mirante, poi Liendl, approfittando dell’ennesima palla sbagliata da Spinazzola, tira fuori dal cilindro un sinistro all’incrocio. Fonseca inverte gli esterni d’attacco e Zaniolo gli risponde rendendosi ancora pericoloso al 27’ e al 30’, ma il calo di Pastore - che al 19’ aveva tirato al lato da buona posizione - non regala ulteriori batticuore, se non una protesta di Kalinic per un presunto rigore per mani di Rnic (46’). Il tenero Antonucci, Veretout e Kolarov non cambiano il match, ma al 49’ è proprio un cross del serbo, non trattenuto da Kofler, a far rimpiangere la presenza di Dzeko. Gioie e dolori del turnover, ma il bagaglio dei rimpianti per la Roma, nonostante il primato, alla fine è abbastanza pesante.