rassegna stampa

Roma, retromarcia Dzeko. E Di Francesco accelera

Dopo le polemiche il bosniaco dice: "Non volevo criticare il tecnico". L’allenatore conta nella crescita della condizione. E ritrova Schick

Redazione

Onesto passo indietro di Edin Dzeko: dopo che a fine partita aveva espresso perplessità ("L’anno scorso ho fatto tanti gol, quest’anno sarà più difficile, ho toccato poche palle in questo match, speriamo di toccarne di più che nelle prossime gare. Si sente la mancanza di Totti? Sì certo, così come si sente quella di Salah che giocava vicino a me. Anche Nainggolan giocava più vicino a me, ora sono tutti più distanti con questo sistema di gioco"), ieri è arrivata la precisazione: "Quella di ieri è stata una gara molto difficile, combattuta pallone su pallone. Avrei voluto dare un contributo maggiore ma in gare del genere non è sempre facile, per questo a fine gara non ero molto soddisfatto. Mi dispiace però che le mie parole siano state interpretate come una critica. Penso invece che gli insegnamenti del mister sono quelli giusti e impegnandoci al massimo otterremo i risultati che vogliamo". Come dire, tra i due ieri nessun problema e nessuna fronda interna, anche se non è escluso che Di Francesco debba alzare i toni per farsi seguire da tutti. Buone notizie per il tecnico per il miglioramento delle condizioni di Schick, che ieri si è allenato in gruppo e che quindi potrebbe essere convocabile per sabato contro il Verona.

Come riportato nell'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport", sia Di Francesco che Dzeko si sono posti davanti a due nostalgie ineluttabili: quella dell’allenatore è per una preparazione standard – la potremmo chiamare vecchio stile – che il calcio attuale non consente a nessun club di vertice (Napoli escluso); quella dell’attaccante è per un giocatore (Salah) che esigenze societarie hanno portato lontano da Roma. Morale: entrambi dovranno fare di necessità virtù, lavorando da un lato per far tirare più in porta il centravanti (contro Atalanta e Atletico i giallorossi hanno fatto solo un tiro nello specchio della porta), dall’altro nel non delegittimare mai il tecnico.

(M. Cecchini)