O tutto o niente. Quasi come una partita di texas holdem, pronti a fare all-in sulla finale di Budapest, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Vincendo l’Europa League la Roma sarebbe in paradiso, perdendo la finale del 31 maggio rischierebbe invece di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. O tutto o niente, appunto, considerando anche che un eventuale successo a Budapest permetterebbe alla Roma di centrare il suo traguardo stagionale e cioè il ritorno in Champions League. È evidente come Mourinho abbia lasciato il segno soprattutto in Europa, dove in due anni è riuscito a portare la Roma entrambe le volte in finale (vincendo nella scorsa stagione la Conference League e andando ora a caccia di uno storico bis). Nella corsa breve – quella europea – la Roma ha avuto un rendimento eccezionale, che nessuno si sarebbe potuto immaginare all’inizio dell’avventura di Mou nella Capitale. Anche in questa Europa League José ha avuto il merito di vincere le partite chiave, perché poi il ruolino finora parla di 7 successi, 3 pareggi e 4 sconfitte. Insomma, non un percorso immacolato, anzi... Ma quando c’è stato bisogno di fare la differenza, la Roma ci è riuscita alla grande, subendo solo un gol in casa nelle 4 partite ad eliminazione diretta.
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Roma, puntata finale. Spese e ingaggi da grande: a Budapest si gioca tutto
Il rendimento, invece, è molto diverso in campionato, dove la Roma lo scorso anno ha chiuso al sesto posto e dove rischia di ripetersi anche in questa stagione (e senza il -10 alla Juventus sarebbe addirittura settima). Insomma, un cammino deludente per una squadra che ha il terzo monte-ingaggi della Serie A (89 milioni lordi, di più spendono solo la Juventus con 156 e l’Inter con 132). Mou anche lunedì sera ha rimarcato come "con un mercato da 7 milioni di euro sarebbe stato un miracolo andare in Champions". Detto che sono 9 e non 7 (quelli per l’acquisto di Celik, a cui aggiungere i due prestiti: 1,5 per Camara e 500mila euro per Llorente), il posto su cui aveva messo gli occhi il club è quello che invece andrà alla Lazio. E allora questo un po’ fa male, perché la Lazio ha un monte-ingaggi molto più basso della Roma (68 milioni lordi) e tra le sette di testa è l’unica che in questi due anni ha speso meno della Roma (61,6 milioni, contro i 93,9 dei giallorossi). Gli investimenti di Juventus (253,5), Milan (149,28) e a sorpresa Atalanta (148,1 ma ha venduto per 167,24...) sono molto più alti, come anche quelli di Napoli (125,35) e Inter (120,15 ma cessioni per 213), dove i conteggi sono stati fatti comprendendo anche gli obblighi di riscatto. Ma resta quel fastidio latente per la stagione dei biancocelesti (che se dovessero arrivare secondi parteciperebbero anche alla Supercoppa, dalla prossima per la prima volta con la formula a 4). E allora a Roma ovviamente tutti si augurano di alzare la coppa, anche per evitare il rischio di restare a bocca asciutta ed evitare la beffa magari di fare un passo indietro.
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