rassegna stampa

Roma, oh yes! Quanta Premier in questa rosa

LaPresse

Da Fazio a Mkhitaryan, sono dieci i giallorossi che hanno giocato in squadre inglesi. E portano alla corte di Fonseca 95 gol e 25 trofei

Redazione

A fine mercato anche la Roma si trova a godere di una rosa in cui l’effetto Premier League sembra fortissimo, e non solo per gli arrivi "last minute" (è il caso di dirlo) di due big come Smalling e Mkhtiryan, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport.

In giallorosso, infatti, ci sono ben dieci calciatori che hanno conosciuto il verde dei campi inglesi, accumulando presenze e gol (cosa che non guasta) in modo non banale: 789 e 95.  Lopez: Tottenham 2016-2017 (0 presenze); Zappacosta: Chelsea 2017-2019 (26 presenze, 1 gol); Smalling: Fulham 2008-2010 (13 presenze), Manchester United 2010-2019 (206 presenze, 12 gol); Fazio: Tottenham 2014-2016 (20 presenze); Kolarov: Manchester City 2010-2017 (165 presenze, 11 gol); Santon: Newcastle 2011-2015 (82 presenze, 1 gol); Veretout: Aston Villa 2015-2016 (25 presenze); Mkhitaryan: Manchester United 2016-2018 (39 presenze, 5 gol), Arsenal 2018-2019 (39 presenze, 8 gol); Dzeko: Manchester City 2011-2015 (130 presenze, 50 gol); Kalinic: Blackburn 2009-2011 (44 presenze, 7 gol). Come si vede, per parecchi di loro il bagaglio d’esperienza è ricco e pronto ad essere trasferito al più presto nella nostra Serie A.

Visto il profilo dei calciatori scelti negli anni, si nota che non ci sono ragazzi da svezzare. Da Fazio a Dzeko, infatti, il tasso di esperienza che c’è tra i giallorossi è invidiabile, tanto più che tanti club di provenienza non sono di seconda fascia, ma di prima.  Da anni si parla di trasferire l’intensità del calcio britannico alle nostre latitudini. Il modo in cui alla Roma stanno tentando di farlo è senz’altro intelligente, soprattutto quando si cerca una stabile dimensione europea, che è uno degli obiettivi della società giallorossa.

Tutto sommato, a voler ben guardare, l’unico paradosso contenuto in questa iniezione "british" in giallorosso è che di inglesi in realtà ne è arrivato soltanto uno, Smalling. Tutto il resto è un "melting pot" di culture che sembra essere soltanto una ricchezza.