Tredici gol presi, solo uno fatto, un cartellino rosso: nelle ultime sei stagioni le trasferte a Torino sono state tutte da dimenticare per Daniele De Rossi. Stasera il capitano giallorosso cerca stasera i primi punti, suoi e della Roma, nel nuovo stadio della Juventus, e cerca pure di invertire una tendenza che negli ultimi anni, in Piemonte, gli ha regalato solo amarezze. Dopo la panchina contro il Torino, tornerà a guidare il centrocampo. Dopo averci provato con Luis Enrique, Zeman, Garcia e Spalletti, con il quinto tecnico in sei stagioni De Rossi ci riprova, con la consapevolezza che la Juve non è più quella di inizio stagione, ma neppure la macchina da guerra del passato, scrive Chiara Zucchelli su "La Gazzetta dello Sport".
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“Roma mia, dammi una vittoria”
De Rossi e lo Stadium da incubo: zero punti, un rosso e tanti insulti contro la Juve
Un successo stasera non cancellerebbe le delusioni precedenti, ma almeno le allontanerebbe. Perché se con Luis Enrique e Zeman la Roma a Torino è stata umiliata (Conte in una riunione tecnica confessò alla squadra che i giallorossi difendevano malissimo e che tre gol erano il minimo sindacale), da Garcia in poi la musica, almeno come prestazioni, è cambiata. Ma i risultati no. Nel 2014, primo anno col francese in panchina, Daniele è stato espulso per un fallaccio su Chiellini, la stagione successiva vide dalla tribuna la sconfitta per 3-2 con tante decisioni contestate (era la notte del famoso violino di Garcia), nelle ultime due stagioni lo scarto è stato minimo (1-0), ma minime sono state anche le possibilità di vittoria della Roma.
De Rossi sogna la prima vittoria allo Stadium, ma spera anche che il successo regali quello slancio che nelle ultime settimane sembra essersi un po’ perso. Lo vuole per sé e per la Roma tutta, "l’altra mia famiglia", come l’ha chiamata lunedì alla festa dei dipendenti.
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