rassegna stampa

Roma, la lezione di Sir Claudio: orgoglio e appartenenza

LaPresse

L’Olimpico saluta Ranieri e rende omaggio all’uomo che ha difeso la dignità giallorossa in un momento delicatissimo

Redazione

Otto anni fa, quando ha lasciato la Roma dimettendosi dopo aver sfiorato, neppure dodici mesi prima, lo scudetto, Claudio Ranieri fu salutato con affetto dai tifosi, ma senza particolari proclami. Come scrive Chiara Zucchelli su La Gazzetta dello Sport, questa sera, invece, riceverà la standing ovation dei 60mila dell’Olimpico e anche tutto l’amore di coloro che non ci saranno. Un paradosso, quasi, considerando che stavolta di cavalcate da ricordare non c’è stata neppure l’ombra.

Ranieri ha preso una squadra non sua a due mesi dal termine, le ha ridato dignità e autostima, ma soprattutto non si è fatto problemi, nel momento più difficile, a parlare chiaro. Dentro e fuori Trigoria. E la gente, questo, glielo riconoscerà. Così come gli riconoscerà di essere stato costretto a tenere il timone della nave in un mare a dir poco in tempesta. Pensava, Ranieri, di doversi occupare solo di calcio e calciatori, gli sono bastate poche ore per capire come la situazione, a Trigoria, fosse più compromessa di quello che immaginava.

La bomba gli è scoppiata tra le mani la sera del 13 maggio, quando è venuto a sapere che il club aveva comunicato a De Rossi il mancato rinnovo di contratto. L’ha presa malissimo, tanto da non essere presente alla conferenza di addio (anzi, arrivederci) di Daniele.

Non solo: Ranieri non si è fatto scrupoli nel cambiare il portiere, da Olsen a Mirante, e non ha esitato a mettere Schick in panchina nonostante all’inizio avesse dichiarato di volerlo vedere insieme a Dzeko. Si è preso la libertà di lasciare fuori il golden boy Zaniolo quando non lo ha visto al meglio, ha parlato e riparlato con Kluivert per convincerlo a mettere in mostra quanto imparato all’Ajax, ha chiesto ai tifosi di sostenere la squadra pur sapendo del clima rovente che si respirava in città. Perché lui, Roma, negli ultimi due mesi, l’ha respirata a pieni polmoni.