Non esistono grandi squadre senza grandi difese. Andrea Schianca su La Gazzetta dello Sport ribadisce una delle fondamentali leggi del calcio vincente. I più bravi a fine stagione, di solito, sono anche i meno battuti.
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Roma, la difesa fa acqua: 10 gol subiti in 4 partite. Poco pressing in mezzo
Ogni volta che scende in campo, la Roma è praticamente sicura di subire almeno un gol. Se queste sono le premesse, è difficile che la storia possa essere felice e appagante
Questa Roma non è ancora una stella d’Europa. Troppo fragile nel reparto arretrato, troppo insicura. Non è una questione di pazzia, ma di scarsa qualità. Individuale e di reparto.
I numeri spiegano il giudizio negativo sulla difesa giallorossa (o meglio: su tutta la fase difensiva): in Champions League ha incassato 10 gol in 4 partite (2,5 a gara); in Serie A, dove il livello tecnico è decisamente inferiore, la faccenda migliora ma di poco perché i ragazzi di Garcia hanno preso 13 reti in 11 partite (1,18 a gara). Ciò significa che, ogni volta che scende in campo, la Roma è praticamente sicura di subire almeno un gol.
Quando è arrivato Rudi Garcia, estate 2013, il tecnico ha costruito una macchina che basava la sua forza proprio sulla difesa: 10 vittorie nelle prime 10 gare di campionato e un solo gol subito. Quella squadra aveva due fortissimi difensori centrali come Castan e Benatia. Una volta che questa coppia è stata separata sono cominciati i problemi. In questa stagione, in particolare, la Roma aspetta gli avversari e riparte in contropiede cercando di sfruttare la velocità di Salah e Gervinho, ma così facendo non mette in mostra le raffinate trame di gioco che i centrocampisti, in passato, sapevano disegnare. L’impressione è che i giallorossi giochino molto di più «individualmente» e non pensino al collettivo: tanti duelli e poche azioni corali, come testimoniano i 14 dribbling tentati da Salah (5 riusciti, 9 sbagliati).
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