rassegna stampa

Roma kaputt mundi. Il Bayern distrugge il villaggio di Garcia

La botta per chi pensava di poter contendere al Bayern il primato nel girone, e conseguentemente di non avere troppi limiti nemmeno in Europa, è violenta.

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La solenne lezione di calcio che il Bayern infligge alla Roma ha impressionanti punti di contatto con un’altra umiliazione a domicilio vista nel 2014, l’analogo 7-1 con cui la Germania annientò il Brasile nella semifinale mondiale. Numerosi protagonisti sono gli stessi, da Neuer a Boateng, da Lahm a Müller; lo 0-5 del primo tempo all’Olimpico è una replica fedele di Belo Horizonte persino nei minuti dei gol, vicinissimi e due volte coincidenti (il secondo e il terzo); identica, infine, la mancanza di reazione della panchina davanti alla tormenta montante, e questo è il tema che la Roma farà bene a sviluppare per trarre almeno un insegnamento da un simile disastro. Esattamente come Scolari al Mineirao, Rudi Garcia assiste nel primo tempo alla crudele esecuzione della sua squadra senza tentare nulla: non cambia giocatori, non prova una mossa, non s’inventa una cosa che sullo 0-2 - quando il massacro innanzitutto tattico è evidente - abbia l’effetto di congelare la situazione sino all’intervallo, per provare lì a riorganizzarsi con un po’ di calma e, soprattutto, un passivo ancora «umano».

NON ERA GARA PER TOTTI  Di fronte a una sconfitta di queste proporzioni è chiaro l’incrocio fra la prestazione perfetta di chi ha vinto, e un Bayern così è semplicemente il sogno realizzato di Pep Guardiola (un tipo che fissa asticelle piuttosto alte), e la serataccia di chi esce a tal punto bastonato: nella Roma sbagliano tutti, mica solo l’allenatore, e per onestà intellettuale non possiamo certo toglierci dal posto dietro la lavagna, visto che avevamo previsto una gara equilibrata.

Però Garcia, nel momento in cui la palla di neve comincia ad assumere le dimensioni di una valanga, dovrebbe togliere Totti (come poi farà all’intervallo).Perché il capitano continua a essere uno straordinario direttore d’orchestra nelle gare che la Roma vive all’attacco, o in cui gioca alla pari; ma in situazioni nelle quali ci si può soltanto difendere, e si passano decine di minuti stretti alle corde con la testa bassa e il fiato corto, Totti non serve più, e occorre viceversa un corridore che possa aiutare i reparti in difficoltà. Garcia ha già dato sufficienti prove della sua bravura, e immaginiamo che la scelta di arrivare all’intervallo a brandelli nasca da un ragionamento più generale sull’ecosistema giallorosso: la gente l’ha capito - molto belli gli applausi finali, con la «chiamata» della curva a concentrarsi sul campionato - e in fondo il pareggio del Manchester City a Mosca lascia bene aperto il sentiero che porta alla qualificazione agli ottavi. Ugualmente, la botta per chi pensava di poter contendere al Bayern il primato nel girone, e conseguentemente di non avere troppi limiti nemmeno in Europa, è violenta.

FUSIONE TEDESCA  Uno spread così pesante, come si diceva, nasce innanzitutto dalla meravigliosa prestazione dei tedeschi. Funziona tutto nella squadra di Guardiola, dalla difesa a tre nella quale Benatia recita la sua parte senza farsi spettinare dalle bordate di fischi alla regia di Xabi Alonso, ai movimenti in continuo tourbillon dei quattro attaccanti più Lahm. Robben è il migliore anche perché incrocia Cole, che non ha più l’attenzione indispensabile per tenere questi livelli, ma le magnifiche giocate di Götze e Lewandowski ci ricordano come questa squadra sia una sorta di fusione tra il vecchio Bayern di Heynckes e il miglior Borussia Dortmund di Klopp, quello che contese ai bavaresi la Champions nella finale del 2013: se a governare questa fusione mettete un tecnico del livello di Guardiola, lo show dell’Olimpico diventa quasi spiegabile.

RIPRESA DIGNITOSA Quasi. E’ ovvio che dalla bella Roma di questo inizio di stagione, che non è vissuto soltanto sulle gare di campionato ma anche sul pareggio di Manchester, ci si aspettava tutt’altra partita. Il problema è che quando affronti avversari di questo livello, basta che salti una vite - Cole è andato subito in crisi con Robben - per innescare una rovinosa reazione a catena. I due cambi di Garcia all’intervallo sono stati perfetti, e una Roma riequilibrata ha giocato mezz’ora di apprezzabile dignità, trovando un gol, un palo e le portentose parate di Neuer a tenerla lontana da qualsiasi illusione. Poi, la verve di subentrati del calibro di Ribery e Shaqiri ha ricreato il Mineirazo fin nel particolare del punteggio finale: ma quella fu una sentenza definitiva, mentre questo può essere un bagno - meglio, un naufragio - di umiltà.