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rassegna stampa

Roma-Fiorentina, oh yes. I diversi Usa di Friedkin e Commisso

LaPresse

Stadio, investimenti, ambizioni dei due presidenti che hanno attraversato l’oceano con le idee chiare

Redazione

Dan Friedkin e Rocco Commisso, pur assenti domani all’Olimpico per la sfida tra Roma e Fiorentina, al momento giusto hanno saputo superare l’Atlantico con un balzo per tuffarsi in una realtà profondamente diversa da quella Usa, scrive Massimo Cecchini su "La Gazzetta dello Sport". A dividerli c’è una manciata di anni non banale e un approccio comunicativo opposto. A unirli, invece, il desiderio di portare i loro club in una dimensione diversa.

La famiglia Friedkin sta cambiando la Roma, pur avendo ereditato una situazione economico-finanziaria pesantissima causa Covid (141 milioni di fatturato, 204 di perdite e 300 di debiti), a cui fare fronte con una ricapitalizzazione da 210 milioni che si chiuderà nel dicembre 2021. Nel frattempo, si lavora all’Opa obbligatoria, che potrebbe portare alla auspicata uscita di Borsa. I Friedkinhanno versato circa 292 milioni in meno di tre mesi di permanenza. Segno di un impegno che si evidenzia con una rivoluzione interna che prende piede. A breve, ad esempio, per ragioni personali potrebbe lasciare anche Paul Rogers, responsabile dell’area digital, potrebbe arrivare ai contratti Maurizio Lombardo (ex Juve) mentre è tuttora in corso il casting per la scelta del d.s.. Giubilati Emenalo e Boldt, oltre a Campos, adesso si affaccia il nome di Josè Boto dello Shakhtar Donetsk.

Commisso invece, nato in Italia ma che ha creato un impero negli Usa con la col tv via cavo (Mediacom), ha già nel Dna l’esuberanza dell’appassionato di calcio, che adora fin da bambino. Anche lui ha investito tanto (circa 320 milioni) a fronte di un fatturato falcidiato dal Covid (circa 95 milioni), anche se ha riportato il monte ingaggi della Fiorentina tra i primi 7 della Serie A.

Probabilmente per via della carta d’identità, Rocco ha voglia di andare veloce. Non a caso il suo motto è "fast, fast, fast". Ed è per questo che, proprio come vorrebbe fare la Roma, ha bisogno, oltre che di un centro sportivo (in costruzione), di un nuovo stadio che dia quella solidità patrimoniale indispensabile per investire di più. Perché il calcio è un gioco, e per questo è bello vincere. Friedkin e Commisso, in fondo, lo hanno capito bene.