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Roma, finale col botto: che tris alla Juve

LaPresse

Prima della premiazione, i bianconeri cadono ancora Il gol di Higuain rimontato da Kalinic e dal bis di Perotti Giallorossi tonici, la Signora con tanti baby è in calo

Redazione

Classifica alla mano, alla fine Maurizio Sarri il primo personale scudetto l’ha vinto di “corto muso”, per usare l’espressione ippica amata da Massimiliano Allegri, suo predecessore alla Juve, scrive Sebastiano Vernazza su La Gazzetta dello Sport.

Un punto di vantaggio sull’Inter seconda, 83 a 82. Tutta colpa delle ultime due giornate, giocate con il titolo già in tasca, con formazioni imbottite di ragazzi dell’Under 23 e all’insegna del lassismo. Così sono arrivate due sconfitte di fila, mercoledì a Cagliari e ieri contro la Roma, che allo Stadium non aveva mai fatto punti.

La partita non contava nulla, Ronaldo e Dybala erano vicini di posto in tribuna, tra i titolari figuravano Zaniamacchia, Muratore e Frabotta e alla vigilia Maurizio Sarri aveva annunciato che la gara sarebbe stata allegra e rilassata. Benissimo, però non si può fingere che non si sia giocato e della Juve B vista ieri c’è poco da salvare. A colpire in negativo sono state la bassa intensità, le gambe molli e la testa altrove, come dimostra l’1-1 della Roma, con Rugani bello addormentato su Kalinic in torsione.

La partita di ieri si era messa bene per Sarri, con Higuain lesto a mettere dentro un pallone smistato da Rabiot su corner di Bernardeschi. La Signora aveva una discesa davanti a sé, ma piano piano, con metodo, l’ha trasformata in una salita, ha permesso alla Roma di guadagnare campo e coraggio e rovesciare il risultato.

La Roma ha vinto e complimenti a Paulo Fonseca perché le squadre tendono a sbracare quando avvertono turbolenze in società. L’allenatore portoghese ha tenuto la barra dritta e porta a casa un dignitoso quinto posto a 70 punti tondi, con accesso diretto all’Europa League. La serata di ieri è stata risolta dal redivivo Kalinic e da una doppietta di Perotti, ma quel che resterà di più sarà l’assolo imperiale di Nicolò Zaniolo per la rete dell’1-3, la seconda di Perotti. Un cavalcata palla al piede degna dell’Antognoni degli anni migliori – gli over 50 capiranno -, chiusa da un assist di livello superiore, palloni che soltanto i grandi giocatori sanno rifinire, perché vedono in anticipo lo spazio, lo creano, e tele-comandano con il pensiero l’attaccante, gli indicano dove e come “tagliare”.