In fondo la logica è stata stringente: a San Siro non avete ballato? E allora non lo farete neppure nei locali di Milano – come già programmato – ma se vi va tra le mura di Trigoria. Ecco spiegato il rientro di gruppo nella notte e il successivo allenamento di ieri alle 8.30, che ai tifosi è apparso più un regalo (dopo arrivava un giorno e mezzo di libertà) che una punizione. E allora, nella Roma che si ritrova a festeggiare le disavventure altrui (Napoli e Lazio), gli unici sorrisi arrivano da lontano perché stavolta il nervosismo è palpabile, con chiavi di lettura diverse fra allenatore e squadra (soprattutto), mentre la dirigenza – anche lei nel mirino – si ritrova da un lato a mediare e dall’altro a valutare. Un consiglio? Diffidate di coloro che accollano la colpa solo ad una parte.
rassegna stampa
Roma, dopo la bufera c’è il ritiro «light»
Garcia ritiene inutile il ritiro trovando il pieno consenso della squadra, complice anche il mancato sorpasso
RITIRO «LIGHT» È vero però che Garcia non è un fan del ritiro, ritenuto inutile, in questo trovando il pieno consenso della squadra, complice anche il mancato sorpasso. La dirigenza invece, anche come segnale, qualcosa vorrebbe fare, e così da metà settimana – scartate la cancellazione del giorno libero (il tecnico è in Francia) e un ritiro vicino Roma – sarà inaugurato un ritiro definito «modulato», ovvero con rientri programmati, per stare più insieme senza però stressare troppo i giocatori.
IL DISCORSO Ma tra allenatore e gruppo la partita di San Siro ha incrinato parte della fiducia reciproca. Garcia ha tenuto il solito discorso alla squadra e, nonostante il tasso di nervosismo più alto, il gruppo non ha ascoltato parole nuove. Bastone e carota. Questo è il senso: Credo in voi, se tornassi indietro vi sceglierei ancora, ma l’atteggiamento col Milan è stato inaccettabile, con questa intensità non si va in Champions, è suonata la campanella dell’ultimo giro, non c’è più tempo per sbagliare, gli alibi sono finiti, bisogna cambiare atteggiamento».
SCELTE SBAGLIATETanti giocatori però stavolta, a taccuini chiusi, non hanno lesinato critiche a Garcia. La prima: come si fa ad avere ritmo se vengono schierati giocatori con problemi fisici? Ricapitoliamo. In settimana Doumbia ha dovuto smaltire una contrattura, Ibarbo una febbre, Gervinho problemi muscolari che hanno portato al suo k.o., Ljajic guai alla schiena e Pjanic nel riscaldamento ha avuto un riacutizzarsi dell’infiammazione ai tendini della caviglia, ma nonostante questo gli è stata chiesta disponibilità. Ecco, proprio la questione della disponibilità è una chiave di lettura divergente. C’è una legge non scritta del calcio che dice che non bisognerebbe mai chiedere a un giocatore se se la sente perché il 90% risponde sempre di sì, spesso sbagliando. Se poi il numero dei giocatori a mezzo servizio sono tanti, la prova di Milano è più facile da spiegare. Per questo, tornando alla Roma, c’è gran parte della Roma che sta bene ma sa adesso di essere fuori dalle rotazioni perché Garcia fa giocare solo i «suoi». Ma gli appunti dei giocatori sono anche altri due: 1) in campo c’è carenza di organizzazione. Ovvero, a volte ci si affida al talento e basta. 2) c’è poca didattica con i giovani che, pur talentuosi, non migliorano quanto possono. E per un club che invece ha come «mission» prioritaria proprio la valorizzazione dei giovani, la questione entra anche nella sfera dei rapporti fra tecnico e dirigenza, che in effetti su tutti i temi toccati ha le sue perplessità. Detto tutto questo, però è logico che Garcia ha ragione quando lamenta un mercato sbagliato e rimprovera la pochezza di San Siro a una squadra che per qualità, motivazioni personali (premi e vacanze più lunghe) e di club (la Champions) avrebbe dovuto sbranare il Milan. E allora non restano che altre tre settimane di fuoco per una Champions che, parole di Sabatini, resta «imprescindibile» per le ricadute economiche che ha. Di tutto questo Alex Zecca, uomo di fiducia di Pallotta (sabato a San Siro), ha preso nota. Ma per le sentenze c’è ancora tempo.
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