La Roma ormai non fa nemmeno più finta di essere una squadra felice, troppi problemi le riempiono la testa e spremono la lucidità scrive Pierfrancesco Archetti sulla “Gazzetta dello Sport”. Una vittoria nelle ultime cinque uscite di campionato non è ritmo da aspiranti campioni.
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Roma, da Padelli nella brace. Soffre, passa e aiuta il Toro
Basta un lancio per mandare nel panico Rüdiger, titolare per Castan, o basta un’avanzata poco ragionata di Florenzi, di nuovo terzino destro, per spalancare un intero fianco. E manca la ferocia di chi si gioca tutto
Nel primo tempo la Roma non tenta nemmeno un tiro in porta, la squadra non fa nulla per vincere. Il pareggio è giusto e il Torino, al decimo punto recuperato da uno svantaggio, non si vergogna del finale felice, dato che Maxi Lopez infila il penalty al 94’. Anche Ventura benedice la scelta arbitrale perché «Sarebbe soltanto lo 0,5 per cento di quanto ci è stato tolto finora». Se la Roma ha un merito, è quello di aver costretto più volte all’errore in partenza il Toro, pressandolo alto. Però da quelle riconquiste è scaturito il nulla.
A Garcia, che preferisce Szczesny a De Sanctis, manca l’imprevedibilità di Gervinho: ricaduta muscolare proprio nel giorno del rientro. Inoltre Dzeko non riesce a catturare nemmeno l’ombra di se stesso, sbagliando almeno due occasioni da gol. La difesa arriva a 34 reti in 20 uscite (e al quarto rigore di fila causato nella ripresa), nel giorno in cui sembra rischiare poco. Ma basta un lancio per mandare nel panico Rüdiger, titolare per Castan, o basta un’avanzata poco ragionata di Florenzi, di nuovo terzino destro, per spalancare un intero fianco. E manca la ferocia di chi si gioca tutto, per non resistere nelle approssimazioni finali del Torino, palla lunga e vediamo cosa succede. Succede che la Roma si fa riprendere e quel briciolo di serenità intravisto sfugge via come la luce del pomeriggio.
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