La Roma è fuori dalla Champions. L’anno scorso i giallorossi avevano ribaltato la botta di Barcellona con una partita indimenticabile. Ma adesso la storia sembra diversa. Finisce 3-1 ai supplementari, dopo 120’ di sofferenza, com’era prevedibile. Meno prevedibili i tanti errori e l’atteggiamento rinunciatario, cominciando dalla difesa a tre che è stato il primo messaggio sbagliato. L' uscita di De Rossi, che aveva garantito solidità e sangue freddo oltre al rigore, non è un alibi, come non può esserlo il rigore su Schick all’ultimo, come probabilmente non sarà il capitolo finale per Di Francesco. Ma la Roma deve chiarirsi, si legge su La Gazzetta dello Sport.
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Roma, corsa finita: DiFra ora è sul filo. Rigore al 117′, per i giallorossi è una condanna
Apre Tiquinho, De Rossi pareggia su penalty. Nei supplementari Telles spegne il sogno. Proteste per un fallo su Schick, lacrime di Florenzi
Errori, si diceva. Anche in questo computo la Roma è andata sotto. Il primo grave sbaglio lo commette il Porto, per la verità, quando Militao mette giù Perotti in area, sotto gli occhi di Cakir. Entrata inutile, rigore che De Rossi non fallisce, pareggiando così il vantaggio iniziale dello scatenato Tiquinho. Ma gli altri errori sono tutti giallorossi. Sul 2-1 è lo sciagurato Karsdorp a perdere una palla in uscita, permettendo a Corona di lanciare Marega. E il 3-1, a un passo dai rigori, è la mano di Florenzi che tira la maglia di Fernando sottoporta. Var impegnatissima e forse non usata sempre al meglio, soprattutto all’ultimo istante, quando Schick va giù e sembra proprio rigore. Cakir non va al video. Poteva essere il 3-2. Meritato però? No.
Il Porto, che all’Olimpico aveva preferito controllo e ripartenza, qui nella sua tana si trasforma in un gruppo di «dragoni» che si lanciano all’assalto, impedendo alla Roma anche di ragionare. Bravi i portoghesi, non esente da colpa la Roma. Però optare per un 3-4-2-1, sistema mai schierato quest’anno, mandando in campo cinque difensori di ruolo, compresi gli esterni Karsdorp e Kolarov, dà forse la carica al Porto. E la difesa a tre della Roma è… indifesa, in un tre contro tre che paga pegno anche alla potenza della coppia Tiquinho-Marega, assente all’andata. La differenza si sente. Non è casuale che il primo gol sia di Tiquinho, su azione Corona-Marega, e che il 2-1 sia firmato Marega su cross ancora di Corona. Sono questi tre a far saltare il banco di Di Francesco. La Roma respira soltanto tra l’1-1 e il raddoppio di Marega. E poi ha qualche momento buono nel secondo supplementare, ma nel complesso subisce. Deludono in tanti, da Zaniolo lontano dal rendimento dell’andata a Pellegrini entrato male per De Rossi. Anche Dzeko non ripete la partita "totale". Il Porto gestisce i cambi, Brahimi fa il vuoto come Corona all’inizio, e della stanchezza finale la Roma non sa approfittare. Resta il campionato, un posto tra le quattro di Champions. Ma questa serata non sarà dimenticata presto.
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