La Roma che in casa non ha fallito un colpo, è la stessa che quando deve partire non sempre fa le cose per benino. Del rendimento esterno colpisce soprattutto questo: per tre volte la Roma è rimasta senza gol, strana storia per una squadra abituata a costruire tanto, pure oggi che ha sposato la linea pratica e vincente, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". Pratico è diventato pure Dzeko, che ha appena chiuso il girone d’andata più prolifico della sua carriera: 13 gol. Da quando Dzeko è diventato Dzeko, ovvero dal 2008 in poi, l’attaccante ha quasi sempre fatto meglio nei gironi di ritorno.
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Roma chiama gol: Dzeko si sdoppia, Elsha va in scia
Edin fa sperare Spalletti: nei gironi di ritorno segna di più. E il Faraone ora cerca continuità
Tralasciando la stagione del cambiamento in corsa tra Wolfsburg e Manchester, solo nel 2011-12 il bosniaco ha peggiorato il suo rendimento sotto il profilo realizzativo. Ce n’è abbastanza per sperare, a mettersi nei panni di Spalletti. Ce n’è abbastanza per ricordare, perché Udine, otto mesi fa, fu una partita non banale per il bosniaco. «Che si fa? Gli ridò la maglia, sono convinto che lui farà vedere il suo valore»: con queste parole, il 12 marzo di un anno fa, Spalletti spedì in campo a Udine da titolare il bosniaco, asfaltato nell’umore e nei giudizi dopo il buco nero di poche ore prima al Bernabeu, con il Real Madrid, terra di gol mangiati.
Poi c'è El Shaarawy, che sembra lo Dzeko della stagione scorsa: entra ed esci, continuità questa sconosciuta. Oggi Spalletti lo lancia e intanto fa scaldare Totti, che cerca l’esordio nel 2017: praticamente impossibile vedere oggi il capitano dall’inizio, ma il suo contributo di minuti è lì, pronto per essere sfruttato.
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