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La Gazzetta dello Sport

Roma, che cuore. Soffre e va sotto, poi con Pisilli rimonta il Venezia

Roma, che cuore. Soffre e va sotto, poi con Pisilli rimonta il Venezia - immagine 1
La squadra giallorossa è stata messa sotto dai lagunari per quasi tutta la gara e solo i gol di Cristante e Pisilli l'hanno salvata nel finale
Redazione

Basterebbe guardare i loro volti a fine partita per capire quello che è stato Roma-Venezia. Scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport, libero del nervosismo accumulato in precedenza quello di Juric, assai teso invece quello di Di Francesco. Perché a portare a casa i punti alla fine è stata la Roma, ma se c'è stata una squadra che meritava di vincere quella è proprio il Venezia. Al fischio finale Di Francesco è costretto allo stesso spartito che lo accompagna da un po': bel gioco, occasioni sciupate al vento e ingenuità inaccettabili a questi livelli (la palla del corner decisivo gestita malissimo da Haps e Idzes). Dall'altra parte la Roma ha faticato a lungo a costruire, soprattutto nel primo tempo, quando è apparsa lenta e prevedibile, incapace di costruire anche un minimo pericolo (unico tiro in porta una punizione centrale di Pellegrini). L'assenza di Dybala si è sentita, di certo sui muscoli giallorossi si è fatta sentire anche la terza partita in 7 giorni (dopo Udinese e Athletic Bilbao). Ecco perché forse sarebbe servita qualche rotazione in più dal via. E invece rispetto alla sfida di Europa League contro i baschi Juric cambia solo tre giocatori (Pellegrini, El Shaarawy e Soulé, che però giovedi aveva giocato tutto il secondo tempo), con il risultato di una squadra sgonfia di intensità ed energia. E a tirarla fuori dalle sabbie mobili ci ha pensato Pisilli, romano e romanista, ultimo gioiellino di casa-Trigoria. Nella rosa della Roma ci sono dei limiti strutturali evidenti, a iniziare dalla mancanza di un terzino destro di valore (Celik si ritrova titolare). Juric sta provando a cambiare tante cose, considerando che questa era una squadra costruita per giocare con il 4-3-3, con l'idea di sfruttare gli esterni. Cosa che ieri sarebbe servita, anche per "smagliare" la linea difensiva del 5-3-2, dove i tre centrocampisti ospiti si abbassavano spesso per creare densità. Così la Roma ha finito con il giocare poco sulle fasce, senza allargare il gioco, incaponendosi invece a "lavorare" per vie centrali, dove i corridoi e gli spazi per far male erano minimi, se non inesistenti. Differente nella ripresa quando Juric ha deciso di passare alla difesa a 4, lavorando maggiormente per corsie esterne. Sono così arrivati i tiri di Koné (parato) e Pellegrini (fuori di un soffio), anche se poi a partita è cambiata più per inerzia. Nel senso che quando tutto sembrava prendere una brutta piega, è arrivato il gol di Cristante da fuori (senza la deviazione di Busio sarebbe stato innocuo) e il colpaccio di Pisilli, a segno di testa al terzo tentativo. E a cambiare molto nelle dinamiche giallorosse è stato proprio lui, Niccolò Pisilli, uno che ha dato elettricità a tutta la fase offensiva. Juric lo ha spedito prima in mezzo, tra i due centrocampisti, e poi alto, a fare il trequartista, visto che era uno dei pochi in grado di dare una svolta dal punto di vista del ritmo. Il gol è il premio a una partita giocata sempre a testa alta, con cuore e coraggio, le doti che piacciono al tecnico croato. Niccolò ha già scalato le gerarchie, non è più una promessa ma un titolare di questa Roma. Il Venezia deve mangiarsi le mani per quanto sprecato. Di Francesco è andato a caccia di ampiezza e verticalità, due concetti che hanno messo a lungo in difficoltà la Roma. Tanto che Svilar ha dovuto piazzare almeno tre parate decisive: subito su Svoboda, a fine primo tempo su Pohjanpalo (Mancini poi ha salvato sulla linea la ribattuta di Ellertsson) e ad inizio ripresa a tu per tu con Oristanio, arrendendosi solo a Pohjanpaolo (dopo il palo di Busio). Il Venezia il 2-0 lo aveva anche segnato poco prima con Haps, rete annullata per fuorigioco iniziale di Zampano. Poi la squadra ha perso equilibrio, DiFra ha provato a ridare sostanza cambiando in un colpo solo l'intero centrocampo, ma si è arreso alle ingenuità dei suoi. Per Juric un sorriso in più per lo scampato pericolo, per il Venezia una beffa che fa male.