rassegna stampa

Roma capoccia. Garcia ritrova gol, sorrisi e primato

La Roma vince e si gode il primato in virtù della sconfitta della Juve a Marassi contro il Genoa

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Avviso ai naviganti: la vita a volte è più sorprendente di quanto si immagini. Se ad esempio pensate che negli ultimi dieci anni le zanzare hanno ucciso molte più persone (6,5 milioni) di serpenti, leoni e squali messi insieme (701.560), è comprensibile che la Roma attendesse il Cesena con la giusta dose di preoccupazione, ampiamente compensata però dalla gioia consumata a partita finita, quando la squadra esulta al centro del campo per la rete del genoano Antonini, che consente ai giallorossi di agganciare la Juve al vertice. D’altronde, tornando al Cesena, a regime è difficile che il leone possa preoccuparsi di una pur vispa zanzara e così i ragazzi di Garcia, anche se un po’ opachi, battono agevolmente i romagnoli, grazie alle reti di Destro — ora capocannoniere del gruppo di Garcia con 4 reti — e De Rossi, che torna al gol in campionato dopo 14 mesi. Peccato che la festa sia appannata dall’infortunio muscolare di Astori e, soprattutto, dai soliti squallidi cori «Vesuvio lavali col fuoco» che tornano a sentirsi forti e chiari all’Olimpico.

Gol lampo Si capisce in fretta comunque come, oltre ai tifosi, anche la Roma abbia già un po’ la testa alla sfida di sabato al San Paolo, visto che l’allenatore risparmia De Sanctis per rilanciare Skorupski, conserva Totti per dare spazio a Destro l’«ammazza-piccole» (in gol anche con Verona, Cagliari e Chievo) e addirittura toglie dal centrocampo il fin qui indispensabile Nainggolan grazie al rientro del professor Keita.

Logico che il gol giunto in fretta (gli 11 segnati nel primo tempo finora sono record in campionato) abbia spianato la strada ai giallorossi, che scelgono la tattica di una lunga gestione della palla (alla fine sarà quasi il 74%) per cercare improvvisa la profondità soprattutto a destra, dove l’asse Gervinho-Torosidis funziona meglio di quello Iturbe-Cole, ma non disdegnando, con Pjanic, qualche utile imbucata al centro. Detto che già al 6’ una percussione del terzino greco innescata dall’ivoriano si conclude con un paio di conclusioni respinte da Volta e Capelli, la partita svolta tre minuti più tardi quando sempre la catena di destra costruisce un assist perfetto di Gervinho per Destro che mette in rete da due passi. Col match in discesa la Roma rallenta, tant’è che l’altra unica vera occasione arriva con Destro, il cui tiro viene deviato da Agliardi, sostituto dello squalificato Leali.

Festa finale Il Cesena, comunque, dopo lo svantaggio prova a ridisegnarsi e sposta Magnusson, in partenza davanti alla difesa, sulla fascia sinistra quasi a uomo su Gervinho, trasformando il 4-1-4-1 di partenza in un 4-4-1-1, con Renzetti scalato sulla linea mediana (ma pronto a trasformarsi in quinto di retroguardia) e Duric affiancato in avanti da Succi, sostituto dell’ultimo momento di un Marilungo già in distinta come titolare e infortunatosi seriamente all’adduttore nel riscaldamento. Gli esiti non sono dirompenti, visto che in tutto il match Skorupski dovrà temere solo un colpo di testa di Almeyda, nella ripresa, che va vicino al palo. D’altronde, anche nei momenti in cui la Roma sonnecchia, l’imprecisione nei lanci e la scarsa pericolosità delle punte non creano mai veri pericoli. Intendiamoci, i giallorossi dilagano davvero solo dal 36’ della ripresa in poi, quando cioè De Rossi scaraventa alle spalle di Agliardi una palla rimessa al centro da Yanga-Mbiwa, entrato per Astori (out con Napoli e Bayern Monaco).

Solo a quel punto il portiere bianconero prima deve deviare un gran tiro del subentrato Nainggolan e poi si salva su Pjanic. Fino a quel momento, infatti, l’unico intervento del portiere cesenate era stato su una bella conclusione di Florenzi. D’altronde, in vista dei due big match, il mantra giallorosso è quello di risparmiare energie e per tal fine il centrocampo dai piedi buoni scelto da Garcia è senz’altro utile, anche se un giocatore che cerca la profondità come Nainggolan al momento pare indispensabile. Perciò la vivacità, al solito, finisce che l’assicura Gervinho, imprevedibile anche quando si colloca in posizione di centravanti, mentre Iturbe deve ancora ritrovarsi. Insomma, ottimo per la Roma che Destro segni un gol ogni 33 palloni giocati. Perché se è vero che gli scudetti si vincono contro le zanzare pericolose, le squadre di vertice hanno bisogno anche di killer come lui.