In un giorno di inizio estate a Trigoria, dopo una chiacchierata tra Di Francesco e Monchi, è nata la nuova Roma e il suo turnover, un sudoku che il tecnico giallorosso risolve a tavolino nel bel mezzo dei cicli di partite ogni tre giorni, scrivono Pugliese e Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". Risultato parziale (e vincente): 15 match stagionali e dunque 14 potenziali cambi di formazione, 59 giocatori mutati tra una gara e quella successiva, vale a dire una media di oltre 4/11 nuovi rispetto al match precedente. Anzi: 4/10, visto che Alisson gioca sempre.
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Roma camaleonte: cambia sempre e resta vincente
Di Francesco alterna in media 4 uomini a partita rimanendo competitivo. Nainggolan: "Così siamo tutti importanti"
Di Francesco osserva il calendario e pianifica, al netto ovviamente di infortuni dell’ultima ora. Pianifica al punto che il suo ragionamento viene difficilmente spostato da una prestazione in campo: se i dati fisici che il suo staff gli mette a disposizione consigliano il riposo per un determinato giocatore, quel giocatore riposerà anche se la partita precedente è stato tra i migliori. È la vera rivoluzione della Roma rispetto alla scorsa stagione, la grande differenza tra Luciano Spalletti e Di Francesco. Il primo limitava i suoi cambi alle sfide iniziali di Europa League. DiFra, invece, tiene tutti dentro. "Il turnover è la nostra forza, fa sentire importante tutti – ha detto Radja Nainggolan –, chiunque dà qualcosa in più anche se meno impiegato, perché conscio del fatto che prima o dopo l’occasione arriva. Di scudetto non voglio parlare, però stiamo facendo un buon cammino. Il mio ruolo? A inizio stagione ho fatto un po’ di fatica per riabituarmi alla vecchia posizione, ora sto bene".
Inter, Napoli e Lazio cambiano molto di meno, l’unica che si avvicina alla Roma è la Juventus di Allegri. Se poi pagherà davvero fino alla fine lo si vedrà più avanti. Per ora la Roma oggi sembra d’acciaio. E chissà che non lo sia fino in fondo.
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