Il mister trasformista lo fa pure con l’armadio di Trigoria: domenica l’ha aperto e s’è infilato l’abito scuro. Luciano Spalletti si cambia e la cambia, la Roma. Nove mesi per analizzarla come dentro un laboratorio. E provare, riprovare: un test tira l’altro, la soluzione non si trova mica come per incanto, e non bastano sempre solo le prove tattiche di Trigoria. Florenzi trequartista è l’ultimo esperimento (riuscito) dell’allenatore. Che fa parte di questa categoria qui e che entra di diritto tra quelli che modellano le proprie convinzioni sulle esigenze, sulle caratteristiche, sui momenti. Non conta il modulo, contano i principi. Come scrivono Pugliese e Stoppini su La Gazzetta dello Sport, Spalletti con la Roma ha cambiato almeno cinque schieramenti: ha sperimentato la difesa a tre, l’ha abbandonata sposando il trequartista, poi il finto centravanti e quel vecchio adagio del 4-2-3-1 (la via maestra del momento). Ti giro e ti rigiro la Roma, perché — lo ripete spesso Spalletti — dall’esperienza in Russia è tornato cambiato, aggiornato, per meglio dire arricchito.
rassegna stampa
Roma, alta sartoria Spalletti
Il tecnico ritaglia una soluzione dopo l’altra: Florenzi trequartista è l’ultima «invenzione»
"Chissà quanti altri giocatori passeranno qualche giornata nel laboratorio spallettiano. L’elenco è già lungo oggi. Rüdiger ha fatto il centrale, il terzino destro in una difesa a quattro, persino l’esterno a destra avanzato in un 3-4-2-1. Esattamente come dalla parte opposta ci ha provato (e bene) El Shaarawy. Esterno tuttafascia. Il Faraone nel frattempo è tornato a giocare alto, basta coperture a tutto campo, quelle a sinistra le può garantire meglio un terzino come Bruno Peres, di natura destro ma spesso adattato dall’altra parte. Il brasiliano ha iniziato a giocarci dopo Juan Jesus ed Emerson, per poi tornare a galoppare dall’altra parte, a destra. Lì, tra un gol di Dzeko e una capocciata di Manolas, si sono visti anche gli strappi di Florenzi. Incursore, proprio alle spalle del bosniaco. Un ruolo in cui Alessandro ancora non si era mai calato e che fino ad oggi era stata occupata con successo da Radja Nainggolan. Già, proprio lui, il simbolo più autentico del trasformismo. Preso dal mezzo al campo e portato alto nel 4-2-4, a volte anche più della punta, per sfruttarne l’aggressività e la capacità di giocare spalle alla porta.
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