Anche in questo inizio di stagione Paulo Fonseca sta dimostrando come la duttilità sia una di quelle doti di cui certo l’allenatore portoghese non difetta, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport". Tanto che ha plasmato la sua Roma con due vestiti molto diversi tra loro: quello elegante del 4-2-3-1 e quello più essenziale del 3-4- 2-1.
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Roma a due facce. Ritorno al passato: la mossa di Fonseca per segnare di più
La retroguardia a 4 avvantaggia Dzeko. Dietro si rischia, Pedro ago della bilancia
Ma perché Fonseca è tornato alla difesa a 4? Prima di tutto c’è da sottolineare come da inizio stagione l’allenatore portoghese ha sempre detto che la Roma quest’anno sarebbe stata capace di giocare con entrambi i moduli. Sostanzialmente, però, con il Benevento è tornato a 4 prima di tutto per avvicinare Pellegrini a Dzeko e creare maggiori pericoli in fase offensiva. Con il 4-2-3-1, infatti, la Roma ha un giocatore in più negli ultimi trenta metri di campo, con la possibilità poi di poter godere anche degli inserimenti da dietro di Veretout o della spinta in fascia di Spinazzola, di fatto un attaccante aggiunto.
Con il ritorno di Smalling la Roma ritroverà anche il suo ammiraglio, l’uomo capace di guidare la difesa e di darle solidità. E quindi, anche giocando a 4, i rischi sarebbero ridotti. Così contro lo Young Boys, giovedì sera, Fonseca davanti a sé ha due opzioni: o giocare a 4 (con Ibanez e Kumbulla centrali) o tornare a tre, facendo però scalare Cristante in difesa (Mancini non ci sarà per squalifica).
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