Stasera, nello stadio intitolato a Puskas, scomparso nel 2006, la Roma insegue contro il Siviglia la più importante vittoria internazionale della sua storia, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. È vero, l’Europa League è figlia della Coppa Uefa e nipotina della Coppa delle Fiere, che il club vinse nel 1961. Però adesso la strada è più tortuosa: 62 anni fa bastarono nove incontri, la finale di Budapest è il quindicesimo. Mourinho è lo Special One delle finali europee, cinque feste su cinque. Il Siviglia è il re dell’Europa League: il primato di sei vittorie e la consapevolezza di non aver mai assaggiato il sapore amaro di una sconfitta all’ultimo atto. È roba da invincibili, quindi, ma stasera ci sarà spazio per una sola leggenda. Luis Mendilibar è un teorico della semplicità. Non vende fumo, a costo di apparire antiquato. Calcio semplice, per il tecnico di origini basche, significa preparare bene la partita ma poi pretendere che siano i giocatori a leggerne lo sviluppo e a scegliere la soluzione migliore. E per migliore si intende la più naturale, quella che si adatta in maniera quasi automatica alla logica del gioco. Forse per questo motivo il Siviglia tende ad allargare il campo per andare spesso al cross, utilizzando la spinta dei terzini. Il 4-2-3-1 si trasforma in un 3-2-4-1 perché un terzino a turno va ad affiancare i trequartisti costringendo la difesa rivale a sfilacciarsi. E sui cross si fionda En-Nesyri, ma anche i compagni a rimorchio, cioè i vari Ocampos, Gil, Torres, Rakitic (e pure Suso e Lamela, dall’inizio o più probabilmente dopo). La Roma è più forte sui calci piazzati, ma per batterli bisogna attaccare. Sarà necessario gestire con maestria i tempi della circolazione ed esaltare il doppio lavoro degli esterni, pronti a fare prima i terzini e pochi secondi dopo le ali: le transizioni possono essere decisive, perché quando perde la palla il Siviglia è vulnerabile e ci mette un po’ a sistemarsi. Pellegrini dovrà trovare il momento giusto per le imbucate verso Abraham.El Shaarawy, unico vero contropiedista, avrà il compito di squassare una difesa che concede tanto. Mourinho, sulla cui permanenza in giallorosso non scommetteremmo un fiorino ungherese dopo le frasi di ieri, sa che stavolta non si può solo lanciare lungo: bisogna anche salire con la palla e accompagnare l’azione. Dybala non dovrebbe giocare dall’inizio, però la sua qualità potrebbe essere preziosa nel finale, per congelare il pallone o cercare la giocata risolutiva. Puskas era un attaccante mancino che amava svariare e fare anche il regista offensivo. Raccontano che guardarlo giocare fosse una Joya.
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