Se fosse vero il proverbio che tutte le squadre portano a Roma, allora sarebbe possibile anche il contrario: da Roma si può andare dappertutto, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Anche in Champions League, pur passando da percorsi estremamente differenti. In fondo è quanto sta accadendo nella Capitale con la squadra di Sarri e quella di Mourinho, protagoniste insieme allo straordinario Napoli - di questo straordinario “rinascimento” del centro-sud che sta estromettendo dal podio il calcio milanese. Ma se i due allenatori stanno attirando le luci della ribalta, non si può trascurare come entrambi abbiano alle spalle due società sempre più solide. Sia la Lazio di Claudio Lotito che la Roma di Dan Friedkin infatti, pur con stili presidenziali assai diversi, predicano e praticano quello che si può chiamare risanamento competitivo, visto che la Roma è anche ai quarti di Europa League.
La Gazzetta dello Sport
Rinascita Friedkin: la Roma decolla con Mourinho ma senza follie
La proprietà statunitense - a meno di tre anni dal suo insediamento (agosto 2020) - è sbarcata nel calcio italiano con il piglio decisionista di chi non vuole limitarsi a vivacchiare. I fatti raccontano che, considerando i 199 milioni spesi per rilevare la Roma da James Pallotta e i suoi soci, la famiglia Friedkin ha investito fin qui circa 750 milioni, a fronte di una società che accusa perdite di oltre 200 milioni. La filosofia iniziale è stata quella della “tabula rasa”. Tutto il vertice è stato azzerato in tempi rapidi. La rivoluzione americana non ha lasciato spazio a ripensamenti, concedendo ampie deleghe al general manager Tiago Pinto (per tutto quello che concerne la sfera tecnica) c al Ceo Pietro Berardi (per l'ambito amministrativo). Due esempi possono essere illuminanti: la rinuncia secca al precedente progetto di stadio a Tor di Valle (per ripartire da zero nell’area di Pietralata) e l'uscita dalla Borsa, perseguita con rapidità e ostinazione.
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