rassegna stampa

Il rilancio di Rudi. Prove di futuro per un’altra Roma

Un anno per stupire, un altro per capire, il terzo per vincere. Al Lille è stato così: al terzo campionato fece il double

Redazione

Segnali di Rudi Garcia. Segnali di Roma che verrà. Perché qualche conto l’allenatore francese ha cominciato già a buttarlo giù. Fogli da riempire, tabelle da stilare, settimane da studiare, richieste da esaudire: c’è la pausa di campionato, la primavera è appena iniziata ma a Trigoria si pensa già all’estate. Eccolo il segnale, non proprio banale: nei giorni scorsi Garcia ha riunito tutto il suo staff per mettere giù il piano di lavoro di luglio e agosto. Con la Roma, ovvio: tournée in Australia, probabile spostamento in Indonesia con una puntata in montagna, a Pinzolo. Sarebbe routine per qualsiasi squadra, lo sarebbe anche a Trigoria se questa riunione non fosse arrivata nei giorni in cui lo stesso tecnico ha messo in dubbio il suo futuro, con quel «con la società faremo i conti a fine stagione» lanciato per aria nel post partita con la Fiorentina, 10 giorni fa.

MESSAGGIO A maggior ragione in un momento, per la Roma, in cui stilare un programma o un calendario, non è semplice: Champions League o no, preliminari o no, cambia il mondo, di conseguenza pure l’estate della Roma. Insomma: ci sarebbero motivi sufficienti per rimandare qualsiasi riunione al prossimo futuro. E invece no.

Invece Garcia ha voluto mandare un segnale preciso ai suoi uomini, un messaggio di continuità. Il tecnico si sente ancora al centro del villaggio Roma. E allora suonano molto più familiari altre sue parole: «Il mio futuro? Voglio restare, sono qui per vincere, ma non decido io». Come a dire: se non mi cacciano, sarò ancora l’allenatore della Roma. Magari per l’ultimo rilancio, l’ultimo tentativo per andare a caccia di un trofeo, a dispetto di un contratto che come scadenza recita giugno 2018.

SI CAMBIA Solo che l’ultimo rilancio Garcia vuole giocarselo bene: un anno per stupire, un altro per capire, il terzo per vincere. Al Lille è stato così: al terzo campionato fece il double . Precedente benaugurante, dopo aver messo a posto quello che non funzionava. Garcia ha già fatto sapere ai dirigenti che così come è stata gestita la quotidianità di Trigoria, non è possibile andare avanti. Il riferimento ai conti da fare a fine stagione è soprattutto al gruppo di lavoro che lo circonda: Garcia non pretende solo giocatori — per carità, li vorrebbe eccome —, ma ha chiesto che all’interno del centro sportivo ci sia maggiore armonia. Il riferimento è soprattutto ai rapporti complicati, quando non ancora inesistenti, all’interno dello staff tecnico tra i vari preparatori che lavorano a Trigoria. E ancor di più, la gestione turbolenta degli infortunati, con frequenti rimpalli di responsabilità tra medici e preparatori. Situazione non inedita a Trigoria, ma che in questa stagione è esplosa. Il motivo? Essenzialmente uno: c’è chi del suo lavoro risponde a Garcia, chi invece direttamente alla società. La frattura è però giunta all’orecchio di Pallotta e dei suoi uomini, che hanno chiesto e ottenuto una relazione dettagliata sul lavoro settimanale svolto a Trigoria. Ecco, così Garcia non vuole ripartire: di riunioni dal clima da resa dei conti ne ha vissute fin troppe. Di questo s’è stufato. Non della Roma.