Arriva il Real Madrid e per Seydou Keita non sarà mai una partita come le altre. Per il maliano, come sottolinea Davide Stoppini su La Gazzetta dello Sport, questa sfida è storia di parole date, mani rifiutate, trofei alzati, vittorie (tante), sconfitte (poche).
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Rifiuti, razzismo, Champions e vittorie: Keita, riecco il Madrid
Ha affrontato quella maglia diciassette volte che tra due giorni diventeranno 18: 11 vittorie, 4 pareggi e solo due sconfitte, al netto di amichevoli che poi amichevoli non sono mai
Ha affrontato quella maglia diciassette volte che tra due giorni diventeranno 18. Con un bilancio che se capita sotto il naso a Luciano Spalletti, magari cresce pure la voglia di chiedere un consiglio all’uomo dagli occhi più espressivi della Serie A. Altro che noia, allora, senti qua: 11 vittorie, 4 pareggi e solo due sconfitte, al netto di amichevoli che poi amichevoli non sono mai.
Non lo è stata il 30 luglio 2014, Dallas, tournée Usa della Roma: Keita rifiuta di stringere la mano a Pepe, anzi, lancia pure l’acqua al portoghese. L’antefatto? Una di quelle 17 volte. Quattordici agosto 2011, andata della Supercoppa di Spagna: al Bernabeu Pepe dà della «scimmia» a Keita, che si vendica vincendola, quella Supercoppa, tre giorni dopo al Camp Nou.
Nell’estate del 2008 il centrocampista, reduce da una grande stagione con il Siviglia, dà la sua parola al Barcellona. Pochi giorni più tardi sul suo telefonino arriva una chiamata da Madrid. Lo vuole il Real, lui ringrazia ma spiega: «Ho già detto sì al Barça, non posso».
La Roma sarà la quarta squadra con la quale Keita affronterà il Madrid. L’ultima è stata il Valencia, un 2-2 del 4 maggio 2014, poche settimane prima di dire sì al club di Trigoria.
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